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Preoccupazione per una possibile partenza di Conserve Italia
30/09/2006 - 10:00:00 - a cura di Redazione
C’è preoccupazione tra i lavoratori del settore conserviero di Mesagne per una paventata chiusura dell’attività di trasformazione di Conserve Italia. Da qualche, anno, infatti, l’azienda ha ridotto, per carenza di prodotto locale, la trasformazione causando una contrazione delle giornate lavorative e di conseguenza di utilizzo di manodopera a tempo determinato. I così detti operai avventizi che lavorano nel periodo estivo per la trasformazione del pomodoro. E proprio da queste maestranze è partito l’allarme per una temuta serrata dell’attività lavorativa. Conserve Italia ha rilevato, circa otto anni addietro, il conservificio di contrada “Cavallino” dall’Antonio Campana Sas, un’azienda, quest’ultima, tutta mesagnese di proprietà dei fratelli Campana che per diversi anni ha esportato sul mercato globale i suoi prodotti. Conserve Italia, ha la sede principale a San Lazzaro di Savena, ed oggi rappresenta una delle maggiori aziende agroindustriali operanti in Europa. Una realtà tutta italiana che in trent’anni di storia ha assunto una dimensione internazionale, caratterizzata dal controllo di diverse società presenti in Francia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e Polonia, e che si è collocata ai vertici dell’industria conserviera per fatturato, volume di materie prime lavorate e qualità dei prodotti. Nello stabilimento di Mesagne hanno lavorato, durante gli anni in cui il pomodoro era considerato l’oro rosso della provincia di Brindisi fino a cinquecento operai stagionali e una quindicina a tempo indeterminato. Oltre alle maestranze dell’indotto. Numeri che, col tempo, si sono sempre più assottigliati. Sulla vicenda interviene il segretario provinciale della Uila, Gino Vizzino, il quale spiega: “Se Conserve Italia deciderà di andar via perché le attività sono in passivo molta gente si dovrà necessariamente fare un esame di coscienza su quello che è stato fatto ma soprattutto su quello che si poteva fare per scongiurare una tale decisione. Nessun sostegno pubblico da parte del Comune di Mesagne ma neanche nessun segnale di attenzione. Basta pensare alle precarie condizioni statiche in cui versa la strada di collegamento con l’azienda che nessuno, in tanti anni, ha sentito il dovere di aggiustare. Da parte mia ho già sollecitato il livello nazionale della Uila affinché promuovano un tavolo di concertazione nella sede di San Lazzaro. Secondo noi le possibilità di un rilancio ci sono. Bisogna solo diversificare la produzione introducendo altre trasformazioni. Chiudere una tale realtà produttiva è davvero un peccato”.
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