19/10/2006 - 07:45:00 -
a cura di Redazione
Il sindaco di Mesagne, Mario Sconosciuto, accoglie con soddisfazione l’esito della sentenza che assolve l’architetto Savino Martucci, e gli altri quattordici imputati dai reati ascrittagli.
“Ogni volta che si accerta la verità e si afferma la giustizia è sempre un fatto positivo” commenta il primo cittadino, il quale continua: “Il mio giudizio è determinato dal fatto che l’amministrazione comunale è stata direttamente ed indirettamente coinvolta da questa vicenda. Mi fa piacere che si sia conclusa prima della scadenza del mio mandato perché con essa l’ho iniziato. Infatti, già dai primi mesi, ho dovuto affrontare questa situazione che è sfociata nell’arresto del dirigente con le conseguenze negative derivate all’ amministrazione poiché è venuta meno quella specifica risorsa professionale. Oggi, quindi, c’è un sentimento di soddisfazione per le persone e per il modo in cui ci chiude. Questa vicenda rafforza in me una fiducia costante, e non certo formale, nei confronti della magistratura e della giustizia. Perché anche le cose che sembrano inconcepibili alla fine trovano motivazione nell’accertamento della verità e nel trionfo della giustizia”.
Il sindaco Sconosciuto aggiunge: “Tuttavia da questa vicenda tutti dobbiamo trarre qualche insegnamento. Ciascuno di noi, di fronte a qualsiasi situazione, deve assumere un atteggiamento di prudenza restando, in ogni modo, con gli occhi aperti. Dobbiamo essere capaci di non emettere condanne anticipate ma di valutare le situazioni, di prenderne atto, e di assumere i provvedimenti necessari come abbiamo fatto noi. Bisogna rimettersi nelle mani della giustizia che è l’unica che può emettere giudizi, con condanne o assoluzioni, come poi è avvenuto in questo caso. Infine penso a quello che abbiamo vissuto per la costituzione di parte civile con il travaglio interiore e le polemiche che ne sono derivate. L’amministrazione comunale è stata abbastanza prudente nel non costituirsi parte civile tenendo conto che abbiamo i mezzi per poterci difendere ugualmente nell’eventualità di una condanna”.
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