30/10/2006 - 10:00:00 -
a cura di Redazione
Esplode a Mesagne la rabbia e la protesta dei Lavoratori socialmente utili e dei Co.co.co. impiegati nel servizio di nettezza urbana del Comune di Mesagne. Sabato sera oltre una ventina di lavoratori, sui trentacinque in servizio, hanno bloccato l’uscita dei camion dal deposito comunale per protestare contro la gestione del servizio adottata dall’amministrazione comunale che: “Dopo anni di incertezze – hanno spiegato – ancora non intende stabilizzare il nostro rapporto di lavoro”. La miccia è stata appiccata dopo che l’amministrazione comunale ha chiamato in servizio alcuni operai, sembra da un elenco depositato presso l’ufficio provinciale del lavoro, per la raccolta dei rifiuti del sabato sera e non ha interpellato i suoi lavoratori, quelli cioè che giornalmente prestano tale servizio. Per sedare gli animi è intervenuta una Volante della polizia chiamata dagli stessi manifestanti al fine di essere testimoni della protesta. La quale, tuttavia, è tutt’altro che conclusa e nei prossimi giorni i lavoratori hanno messo in agenda una serie di incontri, uno dei quali con il Prefetto Mario Tafaro, per cercare di sbloccare la situazione. Non sono escluse nemmeno manifestazioni dimostrative da tenersi davanti al Comune.
“Siamo davvero umiliati e sconcertati dal comportamento assunto dall’amministrazione comunale”, spiegano a gran voce i manifestanti i quali continuano: “Siamo noi che in 12 anni abbiamo mandato avanti la raccolta dei rifiuti che un drappello di dipendenti comunali non avrebbe mai potuto ottemperare. E per ringraziamento l’amministrazione comunale aggira l’ostacolo ed affida la raccolta dei rifiuti, effettuata nei giorni semifestivi, ad altra gente. Per loro i soldi ci sono per noi no”.
I manifestanti aggiungono: “Tutti abbiamo famiglia e con i 400 euro di integrazione comunale al mese possiamo fare ben poco. Molti di noi non hanno diritto alle ferie altri vivono situazioni di emarginazione. Le tre amministrazioni di centrosinistra ci hanno promesso la stabilizzazione ma ad oggi sono state solo parole. Anche gli Rsu comunali non sposano la nostra causa perché noi siamo figli di nessuno”.
Da queste vibranti denunce scaturisce il clima infuocato esploso sabato sera: “Gli amministratori comunali non intendono riceverci contravvenendo alle leggi elementari di buona educazione. Bene noi andremo dal prefetto e se sarà necessario metteremo in cantiere altre iniziative forti. In fin dei conti cosa chiediamo. Solo di poter lavorare in serenità e portare uno stipendio per sfamare le nostre famiglie”.
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