31/10/2006 - 08:16:00 -
a cura di Redazione
L’escalation di microcriminalità che da diverse settimane sta imperversando sulla città di Mesagne
Ha trovato un momento di discussione anche sere addietro nel convegno sul “Primo Piano di salute della città di Mesagne” realizzato dall’assessore all’Ambiente e Città Sane, Giuseppe Indolfi quando don Raffaele Bruno, responsabile regionale dell’associazione “libera”, ha discusso su “Mesagne a la sua questione criminale”.
“In questi ultimi anni, il comune, oltre ad avere acquisito beni confiscati alle mafie destinandoli ad esperienze di imprenditoria sociale ed aver rilanciato sul territorio un percorso di crescita dell’impegno sul difficile e complesso tema della legalità, ha voluto darsi, attraverso uno strumento qualificato di lettura, una prima ricerca territoriale sull’andamento dei fenomeni malavitosi e sul loro livello di incidenza sul tessuto sociale, culturale ed economico del territorio”. Queste le parole con cui il sacerdote impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e braccio destro di don Luigi Ciotti ha ricolto alla città Poi ha spiegato: “Uno dei primi oggetti di attenzione e analisi messo in luce dalla ricerca sulla presenza della criminalità organizzata a Mesagne prodotta dall’associazione Libera è stata la capacità di reazione della comunità mesagnese alla soffocante presenza criminale cresciuta dalla fine degli anni settanta a tutti gli anni novanta”.
I mesagnesi sanno che negli anni ottanta è cresciuta nella cittadina brindisina una presenza criminale organizzata e aggressiva che si proponeva di occupare e dominare parti significative della vita cittadina. “Il modello a cui questi gruppi criminali si ispiravano – ha continuato il sacerdote - era quella della criminalità organizzata di tipo mafioso storicamente presente da decenni in altre parti del Paese. Il gruppo criminale si proponeva quindi di crescere progressivamente all’interno della vita dei mesagnesi condizionandone sempre di più le attività”.
La comunità mesagnese però non ha subito passivamente questo stato di cose. “Infatti – aggiunge don Raffaele - Dopo un periodo di sbandamento durato alcuni anni dovuto alla difficoltà di inquadramento del problema e ad una condizione generale di difficoltà della società mesagnese, la comunità ha cominciato a reagire in modo sempre più forte. Le ragioni e le condizioni che hanno permesso lo sviluppo di questa spinta a liberarsi della opprimente presenza dei gruppi criminali sono sintetizzabili essenzialmente in tre grandi questioni: il problema della mancanza di consenso intorno al gruppo criminale, la decisa scelta di campo della classe politica del periodo e il sostegno della società civile organizzata infine l’attività continuativa della forze dell’ordine”.
Già le forze dell’ordine: “A Mesagne nel corso di un lungo periodo di tempo polizia e carabinieri hanno condotto una costante attività di repressione e di prevenzione che ha pochi uguali nel resto della penisola per continuità e qualità. Tutto questo però è stato possibile anche perché la cittadinanza e la classe politica locale li affiancava e li sosteneva”.
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