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Cappellini non è contro Faggiano
05/11/2006 - 08:30:00 - a cura di Redazione
E’ tornato nuovamente sereno il tempo sulla coalizione di centrosinistra di Mesagne dopo le disquisizioni dei giorni scorsi verificatesi all’interno della Margherita. Rientrate le dimissioni del segretario Antonio Celino il capogruppo consiliare alla regione Puglia, Enzo Cappellini, chiarisce che non c’è nessun pregiudizio nella scelta del candidato sindaco, Cosimo Faggiano. L’esponente politico, tuttavia, non manca di schioccare frecce “amare” sia all’indirizzo dei Ds, che del sindaco Mario Sconosciuto e di qualche componente interna della stessa Margherita. “Penso che quello che è accaduto nei giorni scorsi è frutto di un deficit di analisi politica che riguardava la situazione economica e sociale della città di Mesagne che non è, certamente, delle migliori”, ha spiegato Enzo Cappellini il quale ha precisato che: “Questo fatto mi ha meravigliato perché Mesagne, negli anni passati, è stato un laboratorio politico e c’è apparso quindi singolare, soprattutto da parte dei Ds, questa superficialità di analisi politica. Ma se, al contrario, il deficit è dovuto ad una consapevolezza allora la questione mi preoccupa maggiormente. La posizione della Margherita, invece, è stata da sempre netta e chiara. Noi abbiamo detto, da subito, che potevamo esprimere un candidato sindaco senza preclusione nei confronti di alcuno. Nello specifico per la candidatura di Faggiano ho chiarito che sia lui che Elio Bardaro sono stati due dei migliori sindaci che la città di Mesagne abbia mai avuto”. Da questa franchezza è iniziato il braccio di ferro con i Ds. “Può darsi. – continua Cappellini - Mi ha colpito in maniera singolare questa fretta dei Ds di chiudere sulla loro candidatura. Inoltre c’è un secondo dato che riguarda i rapporti tra Ds e Margherita. Io, con il collega Maniglio, siamo stati i protagonisti della realizzazione della federazione regionale dei nostri partiti perciò non comprendo come si può affermare il contrario. Quindi sono sempre più convinto che in questa città c’è da fare una seria analisi politica-sociale da cui far scaturire un progetto politico per lo sviluppo della città nel quale il candidato sindaco ne rappresenta la parte più responsabile cui affidare la soluzione dei problemi. Mai c’è stata contrapposizione”. Chi fa politica ha la responsabilità di farsi carico delle sintesi. “E' vero – annuisce il capogruppo regionale – però su tale circostanza, specialmente i Democratici di sinistra, non hanno voluto ragionare. Come Margherita ritengo di aver tenuto un incontro tardivo con i Ds nel quale siamo giunti con tre punti all’ordine del giorno: la ritrovata unità del centrosinistra, una possibile candidatura sindacale della Margherita, il rinnovamento. Quando ci siamo incontrati con i Ds, proprio perchè fosse chiaro che non avevamo pregiudizi verso alcuno, abbiamo fatto cadere questi punti ma abbiamo detto che almeno la condivisione sul soggetto si poteva ottenere. Ma da quello che abbiamo capito i Ds facevano fatica a comprendere tutto questo. Invece abbiamo notato, in questa fase, una politica da sottoscala che noi rifiutiamo. Io non sono abituato a questo tipo di politica perché ho la necessità di guardare l’altro in faccia e fare una analisi vera. Dopo di che la Margherita non ha preclusione per nessuno”. Perché si è giunti alle dimissioni del presidente Celino. “A Celino è stato dato un mandato preciso e l’unica cosa che gli è stata rimproverata è che rispetto ad una indicazione di carattere politico, presa all’unanimità dal consiglio direttivo nella fase gestionale, la stessa è stata vissuta in maniera deficitaria. Inoltre si è voluto fare un comunicato, che ha organizzato il sindaco Sconosciuto in cui egli ha cessato di fare l’arbitro ed è diventato giocatore, in una situazione che non è piaciuta a nessuno all’interno della Margherita. Celino, e chi lo ha accompagnato del direttivo, hanno accettato di fare questo. Dimenticando che una operazione forzata poteva portare ad un allentamento dello Sdi e dei Verdi. Da questa incomprensione sono scaturite le dimissioni di Celino”.
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