11/11/2006 - 10:20:00 -
a cura di Redazione
La pubblica assemblea svolta giovedì sera dal movimento A Sinistra a Mesagne ha lasciato l’amaro in bocca a molti poiché le affermazioni espresse dai dirigenti antiliberisti sembra abbiano scavato un baratro invalicabile con gli altri partiti del centrosinistra.
Così, un sentimento comune che si è registrato tra le delegazioni politiche presenti, tra cui i due candidati sindaci Faggiano ed Incalza, è stato quello della delusione con uno scollamento, di fatto del movimento dal resto degli ex partner. Dai Democratici di sinistra a Rifondazione, dal Patto per Mesagne alla Margherita alla Casa delle Libertà.
I lavori sono stati aperti dal segretario Graziano Santoro che ha tracciato un excursus storico circa la decisione di abbandonare la coalizione e continuare il resto della legislatura autonomamente.
Il clima si è riscaldato con l’intervento di Giancarlo Canuto, capogruppo consiliare, il quale non ha risparmiato critiche a destra ed a sinistra. Nella sua lunga disamina Canuto ha, tra l’altro, ricordato che: “La perla dell’autolesionismo del centrosinistra e della miopia dei suoi dirigenti è stata la mortificazione e la svalorizzazione di una personalità di indubbio e riconosciuto prestigio come l’ex difensore civico, Enzo Incalza, isolato e costretto alle dimissioni. Indirettamente provocando, con una scelta altrettanto discutibile e censurabile dell’interessato, quel sentimento di rivalsa che ha portato questo uomo oggi a guidare il centrodestra. Un centrodestra vivificato oltre ogni merito e misura da una candidatura di una persona per bene alla guida di una coalizione che negli anni ha dato esempio negativo di distanza dall’interesse generale, e che rappresenterebbe una vera e propria iattura per questa città”.
Infine rivolto agli ultimi accadimenti politici ha aggiunto: “Noi consideriamo inaffidabile ed inadeguato questo centrosinistra così come si è andato configurando per l’assenza di un pur minimo dibattito politico sulla inconfutabile crisi interna a questo schieramento; per le alleanze ed i soggetti politici coinvolti che fanno perdere identità e autorevolezza al centrosinistra; Per la carenza di un chiaro progetto di rilancio delle prospettive e delle speranze di questa città; Per le logiche sempre più autoreferenziali che escludono di fatto, al di là delle parole di convenienza, i soggetti politici “diversi” e non irreggimentati. In assenza di confronto politico la percezione, maligna, che abbiamo è che il cerchio sia quadrato alla fine tra promesse di incarichi a futura memoria, nella migliore logica spartitoria che rende insoddisfatti “tutti” solo dopo le elezioni. Non abbiamo individuato finora nessuna forza “indipendente” nel giudizio e nell’azione politica che abbia pubblicamente provato a mettere al centro la crisi di rappresentanza politica e le attese della città”.
Il clima si è maggiormente arroventato con l’intervento di Pompeo Molfetta il quale ha denunciato, tra le altre cose, che: “La classe dirigente del centrosinistra si è avvita su se stessa e, per puro istinto di conservazione, si è avviato un processo inesorabile di burocratizzazione ed accentramento del potere che l’ha spinta nel vicolo cieco in cui oggi si dimena”.
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