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SERVE IRENE PAPAS PER IL NUOVO TEATRO MEDITERRANEO DI BRINDISI
27/12/2006 - 21:00:00 - a cura di Danilo Rampino. Responsabile comunicazione Comunit
Lo scrittore greco Ilìas Petròpoulos, definito dagli accademici “maledetto”, scriveva qualche anno fa che una città si capisce dal suo cimitero e dai suoi ristoranti. Io aggiungerei anche dai suoi teatri che, per fortuna, non si misurano in grandezza, maestosità architettonica o numero di posti. Essi sono destinati a misurarsi nel tempo con la vera storia vissuta dei loro palcoscenici e con l’archivio delle loro locandine di spettacoli portati in scena.. Se si crea un nuovo teatro con smisurate aspettative in confronto a quelle della città che lo adotta, ecco che nasce la necessità di proporlo come Tempio Culturale del intero territorio circoscrizionale o addirittura regionale o, è il caso del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, transnazionale quindi Mediterraneo. Ha visto giusto il sindaco Domenico Mennitti a dare questa collocazione al Colosso di lamiere accovacciato sul antico cuore di Brindisi, non si capisce se per proteggere, per nascondere o per schiacciare la sua memoria. Sta la, simbolicamente sopra la memoria storica di una Brindisi passata che non è, come ostinatamente è stato ripetuto durante i collegamenti televisivi dell’inaugurazione, affatto Romana. Le testimonianze di cultura Romana, nelle viscere della terra di Brindisi, pur importanti e considerevoli, prevalgono su tutte le altre culture passate nella misura in cui prevale la cultura musicale nordeuropea, proposta per la prima dell’inaugurazione e magistralmente interpretata dal maestro Riccardo Muti, su gli echi millenari dei suoni antichi Salentini radicati nel territorio, che sono suoni nostri: Pugliesi, Minoici, Micenei, Mediterranei, che sono suoni Arcaici, Mistici, quindi Sacri. Polemica? Per carità! Ma visto gli avvoltoi della cultura indigena e gli agenti culturali delle proposte “4salti in teatro”, in offerta permanente ai supermercati delle multinazionali della cultura, che questi giorni aggiravano con aria di minacciosa efficacia operativa nelle vicinanze del Nuovo Teatro Verdi e nei corridoi del Palazzo di Città, permettetemi di sentirmi un poco preoccupato. Teatro transnazionale, cultura mediterranea; per passare dalle belle parole ai fatti e da lì ai sentimenti, al cuore della gente, quindi alla storia, ci vogliono scelte coraggiose. Questo il sindaco di Brindisi lo sa bene. Personalmente credo che cercherà pure di mantenere la sua parola data solennemente alla città “questa struttura apre e non chiuderà mai più” perché prima che un politico il sindaco è un gentiluomo e quindi di parola. Il problema caso mai è un altro, lo lasceranno fare? Sarà affiancato con convinzione e disinteresse dai pochi, pochissimi brindisini addetti ai lavori? Sarà appoggiato moralmente e concretamente dai suoi stessi collaboratori, dai colleghi del partito, dai burocrati del Palazzo o sarà lasciato solo nella sua tanto aristocratica quanto solitaria dignità, capita da pochi, condivisa da ancora meno, spesso mal interpretata dai molti? Il Sindaco che sa contrapporre, quando ci vuole, lo smoking alle cravatte con la stessa disinvoltura che è abituato a contrapporre il “tre bottoni” all’anonimo abito d’ufficio, sarà aiutato a rimanere alla storia come il Sindaco che ha dato una profonda svolta culturale alla città? O forse passerà alla storia come il Sindaco che ha semplicemente osato ma non è stato capito? Nessuno credo è pronto a scommettere. Vedremo. Intanto il nostro Teatro Mediterraneo ha già un nome ufficiale poco Mediterraneo ed al suo attivo una prima d’inaugurazione a prestito ed imitazione perfetta della Scala di Milano, che sarà pure il Tempio della Lirica Italiana ma di mediterraneo ha solo, forse, i custodi e le donne delle pulizie. E allora? Senza entrare in particolari tecnici, perché tecnici non siamo, possiamo dire che al Nuovo Teatro Mediterraneo di Brindisi, più che statuti speciali e partecipazioni istituzionali, serve un direttore artistico in gamba e un testimone permanente di fama europea o forse meglio di fama mondiale disposto a collegare il proprio nome alle sorti del Teatro Brindisino. Queste due figure indispensabili a garantire nell’immediato futuro un ruolo importante alla nostra città, facendola diventare un punto di riferimento internazionale per quel che riguarda la cultura e lo spettacolo, sono a nostro modesto parere addirittura “concentrate” in una sola persona. L’avevamo proposta due anni fa, subito dopo l’allora “falsa partenza” e non ci hanno dato retta. Lo ripetiamo anche oggi con la stessa argomentazione: Irene Papas, “perché è l’icona dell’arte teatrale Mediterranea. Conta poco o nulla se Lei è greca o pugliese o calabrese o siciliana. Lei è la nostra coscienza mediterranea il certificato vivente della nostra mediterraneità della nostra Europeicità arcaica. Irene appartiene a tutti noi è la nostra mamma, la nostra grande sorella, la Madonna vivente della nostra fede pagana” Una scelta del genere vorrà anche sottolineare la volontà politica dei nostri amministratori di promuovere interscambi culturali ad altissimo livello creando cosi anche nuove opportunità di sviluppo occupazionale ed economico nel territorio. Speriamo che le vacanze di Natale e di fine anno portino ragione e riflessione a chi decide le sorti di questa città e che il 2007 ci porti salute, benessere e l’“Irene”, cioè la Pace, che per il nostro Mediterraneo più che un augurio è una medicina d’urgenza prescritta dalla Logica che, com’è noto, è l’unico medico per l’intolleranza umana, origine di ogni guerra, di ogni male, di ogni atrocità, di ogni disperazione. Kalì Chronià! Buon Anno! A tutti, ed anche al nostro nuovo Teatro Mediterraneo, pardon Verdi.
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