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Capodanno all’insegna del ritmo offerto dalla Amministrazione Comunale
28/12/2006 - 16:31:00 - a cura di R. Cav.
Un capodanno all’insegna del ritmo quello offerto dalla Amministrazione Comunale che, per l’arrivo del 2007, ha deciso di proporre qualcosa di diverso dal solito, mentre la location rimane quella ‘classica’ di Piazza Vittoria (31 dicembre, inizio festeggiamenti dopo la mezzanotte). Dopo aver sperimentato la “Taranta” di Eugenio Bennato nell'ultimo dell’anno del 2005, questa volta si è deciso di puntare su un genere molto particolare come la musica “Taiko” proposta dai Kagemusha e su quella latino-americana dei Conjunto Massaia. La musica Taiko, molto conosciuta tra i più giovani, si rifà alla tradizione giapponese dove il suono di un grande tamburo ha il potere di dare gioia e di scacciare la collera. Una leggenda giapponese racconta che un giorno il dio dell’uragano cominciò a devastare la terra. La dea del sole fuggì in una caverna e, fatto rotolare un masso all’entrata, giurò che non si sarebbe fatta mai più vedere. Il mondo piombò nel buio, mentre gli dei del cielo e della terra non riuscivano a convincerla ad uscire da lì. Fu una piccola dea dal volto pieno di rughe per l’età e le risate che dichiarò, tra lo scetticismo generale, che avrebbe convinto la dea del sole ad uscire dalla caverna. Capovolse un’enorme botte di sakè, ci saltò sopra e diede inizio ad una danza selvaggia. Il forte, violento, frenetico martellare dei suoi piedi produsse un suono mai sentito prima. Il ritmo era così vivace, così contagioso, che in breve tempo anche gli altri dei furono trascinati nella danza. La musica riempì la terra e la festa diventò così rumorosa, che la dea del sole sbirciò fuori della caverna e, vedendo quei volti gioiosi, ridiede luce alla terra. Un ottimo auspicio quindi ed a seguire subito il secondo spettacolo, quasi ad interpretare la leggenda, per ballare in piazza con il ritmo della salsa. I Conjunto Massaia sono insieme dal 1990. Nell'ambiente latino sono oramai un'istituzione. I Conjunto hanno condiviso le scene con: Barreto, Buenaventura, Manolito,Sierra Maestra, NG la banda, Septeto Nacional, Candido Fabre, Oscar d Œ Leon, Maraca y otra vision, Jovenes Clasicos del son. Si sono esibiti negli eventi più significativi e sono stati invitati a partecipare festival prestigiosi come: Porto Latino (Corsica), Metiséte, Vic Fezensac, le notti del sud(Vence), Pamiers, Roquefort (Landes), Varallo (Italia), Alger ed Oran (Algeria), Lausanne e Ginevra (Svizzera). Band soprattutto live, il loro primo album “Por fin llego” uscì solo nel 2001 richiamando subito l’attenzione dell’americana Putumayo World Music. Il singolo CHAN CHAN inserito in due delle loro compilation ha fatto il giro del mondo: USA, Giappone, Russia, Germania, Venezuela, Grecia, Italia ed altri Paesi. Sempre nel 2001 partecipano alla registrazione della colonna sonora della pellicola “Le porte della gloria” con Benoît Poolvorde. Nel 2002 esce un nuovo singolo “Porto Latino” in omaggio al festival di Saint Florent in Corsica. Il singolo viene sponsorizzato da SFR che lo promuove allegandolo ad uno speciale ‘package’ che comprende un telefonino e la sua sim. Il loro secondo album “Llevalo en tu corazon”, è del 2003 firmato da Next Music. Saranno con questo su Radio Latina a Parigi, terzi al Top 10 in Italia ed nelle play list di numerose radio. Partecipano ad una compilation della ARCADE PACA Nel 2005, il loro terzo album “Bailadora” tra i cui brani si trova MASSILIA Y CUBA un brano di notevole bellezza e marcata originalità che viene inserito nella compilation italiana Salsa IT, uscita in marzo ed in poco tempo in testa alle classifiche. Lontano da una musicalità commerciale, ci coinvolge con magiche sonorità, lasciandoci spaziare fra ritmi tribali e corpose mescolanze tipiche cubane. Gli artefici di questa formazione, nata nel 1990, sono stimati artisti diretti da Dumé Gaspari, carismatico personaggio, onorato da incontri e collaborazioni con le grandi star della Salsa come Orlando Poleo, Oscar D’Leon, Ray Barreto, Yuri Buenaventura; sono anche queste che hanno ispirato Dumé ed i suoi compagni alla formazione del loro sound maturo e ricco di dettagli. Kagemusha Taiko è una compagnia d’arte e formazione che ha sede ad Exeter in Inghilterra, si sono costituiti nel 1998 con lo scopo di insegnare e di condividere l’esperienza del Taiko. Il direttore artistico Jonathan Kirby is è formato con il gruppo californiano dei San Jose’ Taiko ed è tornato in Inghilterra con un propria missione: quella di creare una scuola e divulgare la disciplina. Kagemusha Taiko organizza il U.K. Taiko Festival giunto alla terza edizione nel 2007. Sulla disciplina: Alcuni sostengono che, poiché per noi il suono del tamburo è altrettanto fondamentale del battito cardiaco, i primi strumenti musicali usati dalle varie culture in tutto il mondo sono in genere a percussione. Se così fosse, i precursori dei tamburi giapponesi taiko possono collocarsi almeno 2.000 o 3.000 anni indietro. Come la maggior parte delle tradizioni relative ai tamburi di origini primitive, il taiko partecipa a quasi tutti gli aspetti della vita, dalla nascita alla morte. I tamburi taiko incitarono le truppe ed intimidirono il nemico sui campi di battaglia, sfilarono attraverso le vie dei villaggi per invitare la gente a gioiose feste e suonarono alle cerimonie per la semina del riso, scacciando con il loro fragoroso suono gli insetti e risvegliando gli spiriti della pioggia. In alcune tradizioni buddiste, il rimbombante suono del tamburo rappresentava la voce di Buddha e, nei santuari Shinto, accompagnava le preghiere al cielo. Non solo la musica taiko oltrepassava i confini tra umano e divino, ma fu in grado anche di definire delle misure fisse; nell’antico Giappone, la distanza, che raggiungeva il suono del tamburo Taiko suonato nel tempio del villaggio, determinava i confini della città. Ovviamente, era favorita la città, che aveva un grande tamburo. Altri sostengono che l’origine del taiko abbia radici in India e che, seguendo i sentieri del Buddismo, dalla Cina e dalla Corea, giunse in Giappone poco prima del 600 d.C. Tamburi, che ricordano gli strumenti taiko, sono raffigurati in antichi sutra e murali buddisti, mentre alcuni dipinti medioevali riproducono tamburi taiko-simili posti intorno alla testa del dio del tuono. Il ritratto più antico di quello che si crede essere l’antenato del tamburo taiko moderno, è presente su una statuetta d’argilla del sesto o settimo secolo, dissotterrata nel distretto di Gunma. E’ la figura di un musicista con un tamburo appeso sulla spalla, che gli arriva ai fianchi. Lo strumento assomiglia a quelli ritrovati nella Cina rurale ed il musicista percuote il tamburo sia con una bacchetta, sia con il palmo della mano, così come usavano a quei tempi i suonatori coreani.
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