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RIGASSIFICATORE: UN SUCCESSO CHE RILANCIA LA VIGILANZA E LA LOTTA
28/12/2006 - 16:36:00 - a cura di R. Cav.
Avevamo ragione ed i Ministri per lo Sviluppo Economico Bersani e dell’Ambiente Pecoraro Scanio ne hanno preso atto nel corso di una riunione presso il Consiglio dei Ministri ed hanno deciso la riapertura della Conferenza dei Servizi perché si possa procedere poi alla valutazione di tutti i profili ambientali che comporterebbe la realizzazione del rigassificatore a Brindisi, una valutazione estesa all’impatto delle connesse opere portuali. Ma c’è di più e cioè che i due Ministri hanno motivato tale decisione anche con la presa di posizione della Commissione Europea che non ha ritenuto adeguato il procedimento autorizzativo definito dall’art. 8 della L. 340/2000 ed hanno aggiunto che nell’ambito della ripresa del procedimento dovrà essere effettuata «la consultazione delle popolazioni interessate ai sensi della Direttiva Seveso sugli impianti a rischio». Siamo quindi di fronte ad un importante riconoscimento della validità delle censure che le nostre associazioni hanno ripetutamente mosso nei confronti del procedimento amministrativo a suo tempo espletato: le gravissime violazioni di legge consistenti nella non effettuazione della doverosa procedura di VIA e nel mancato coinvolgimento democratico dei cittadini che vivono sul territorio destinato ad ospitare l’impianto. Tuttavia il comunicato diffuso in merito alla citata decisione governativa, per la sua sinteticità probabilmente dovuta anche a motivi di prudenza politica, non dice tutto ciò che avrebbe potuto dire su quanto è accaduto nella lunga e tortuosa vicenda che grava come un macigno sulle sorti della nostra città: la oggettiva e clamorosa incompatibilità dell’impianto con le più elementari esigenze di sicurezza dei cittadini per il sito prescelto nel porto a ridosso del centro abitato ed in una zona dichiarata a rischio di incidente industriale rilevante; la incompatibilità sociale del rigassificatore con un diverso modello di sviluppo economico deciso dalle rinnovate amministrazioni degli Enti locali e dalla Regione Puglia con deliberazioni assunte all’unanimità dai rispettivi Consigli a seguito di precisi mandati elettorali. Ed ancora: il mancato coinvolgimento durante il procedimento degli organi deliberativi collegiali di Comune Provincia e Regione; le trattative condotte all’epoca in solitudine dai vertici degli Enti locali nei meandri dei “palazzi” senza le doverose consultazioni istituzionali e sociali; certi fatti ed atti sui quali è tuttora in corso un’inchiesta da parte della locale Procura della Repubblica, con perquisizioni e sequestri di documenti, per l’accertamento di eventuali interferenze delittuose nel procedimento autorizzativo; il responso delle ultime elezioni amministrative che ha dato alle rinnovate gestioni degli Enti locali il preciso mandato di contrastare la costruzione dell’impianto; le numerose manifestazioni popolari di protesta con la mobilitazione di migliaia di cittadini e la partecipazione di quasi tutte le espressioni politiche, sociali e culturali del territorio. Sono queste le tante ragioni per le quali la nostra comunità si oppone fermamente alla costruzione dell’impianto, ragioni che noi ribadiamo nel momento in cui il Governo si fa carico della gravità di una situazione che, se non risolta positivamente, potrebbe provocare un’insanabile frattura nel rapporto di fiducia e di collaborazione tra l’Esecutivo centrale e le Amministrazioni locali. Le nostre associazioni in questa difficile fase della vita cittadina hanno sempre agito con senso di responsabilità e lungimiranza puntando tutte le loro carte su un “movimento di popolo” forte soprattutto delle proprie ragioni, culturalmente pluralistico e capace di interpretare le istanze della stragrande maggioranza dei cittadini. Un movimento che ha rifiutato il ricorso alla scorciatoia di azioni incontrollate e controproducenti, operando sempre nel pieno rispetto della legalità democratica. Ebbene questo Movimento considera la riapertura della Conferenza dei Servizi per quello che deve essere: l’avvio di una procedura di autotutela per pervenire, qualora la società inglese non dovesse rinunciare al progetto a fronte anche di possibili contropartite, al ritiro del provvedimento autorizzativo per motivi di legittimità dovuti a vizi procedimentali e per ragioni di merito determinate dalla sussistenza di un attuale e concreto interesse pubblico riveniente dalla conclamata incompatibilità ambientale e sociale dell’impianto. Nei mesi scorsi abbiamo affermato che una VIA senza la riapertura della Conferenza dei Servizi sarebbe stata una operazione di facciata peraltro impraticabile ed illegittima. Oggi, di fronte alla riapertura della citata Conferenza, esprimiamo il nostro apprezzamento per la scelta del Governo ma lo facciamo senza salti di gioia perché sappiamo quanto forti sono i poteri e gli interessi che vogliono mettere pesantemente le mani sul nostro territorio già ampiamente violentato. Svolgeremo perciò ogni necessaria azione di vigilanza e di lotta per impedire che qualcuno tenti di trasformare la riapertura del procedimento in una “polpetta avvelenata” che, aggiungendo al danno le beffe, punti alla riconferma del provvedimento autorizzativo con qualche rituale prescrizione di cautela. L’incompatibilità dell’impianto scaturisce da nozioni di comune esperienza che non possono certo sfuggire ai tecnici della Commissione incaricata di svolgere la valutazione, sopralluoghi compresi, dell’impatto ambientale. La LNG-Britsh Gas ha a questo punto il preciso dovere di sospendere i lavori in corso che ha arrogantemente proseguito anche dopo gli annunci del Governo di una imminente decisione sugli sviluppi della vertenza. Sollecitiamo comunque le competenti autorità ad intimare ancora una volta formalmente alla società inglese, dopo le ultime decisioni del Governo, la sospensione immediata delle operazioni procedendo, in caso di inottemperanza, all’adozione dei necessari ed inevitabili provvedimenti.
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