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Una pubblicazione mette in discussione la memoria di Santo Semeraro
12/01/2007 - 09:20:00 - a cura di Redazione
Dopo quarantanni dalla morte una pubblicazione edita in occasione dei festeggiamenti dell’anniversario della Cgil in terra di Brindisi ha fatto fibrillare non poco la famiglia del parlamentare mesagnese Santo Semeraro per alcuni giudizi espressi sul congiunto. A parlare è Giuseppe Pastore, nipote del politico mesagnese il quale ha spiegato: “Siamo rimasti sorpresi, delusi ed indignati nel leggere in questa pubblicazione riferimenti ingiusti e non corretti su una figura come quella di Santo Semeraro. Chi è a digiuno di storia rischia di essere confuso,di farsi idee sbagliate : quegli anni che l’autrice ha tanto studiato sono stati anni difficili e drammatici; c’era la necessità di guidare le masse popolari per evitare il peggio. In quella fase Semeraro si è dovuto esporre prendendosi le sue responsabilità e, come altri, ha dovuto gestire le emergenze e la transizione al nuovo ordinamento. Si ha l’impressione, invece, leggendo il libro,che l’unico ad avere avuto un comportamento irregolare e scorretto sia stato proprio Semeraro,insieme ad alcuni parenti”. Quindi il nipote spiega, ad esempio, come a pagina 37 l’autrice evidenzia: “l’attuale difficoltà,da parte di alcuni settori della cultura locale,d’interpretare in modo sereno e condiviso il suo percorso politico,fa luce sulla caratura prettamente individualista delle scelte condotte dallo stesso Semeraro“. Vorrei chiedere: da chi sarebbe rappresentata questa cultura locale? Quali sarebbero questi settori ? A noi risultano, al contrario, testimonianze diverse con il riconoscimento per quello che Semeraro ha svolto con grande sensibilità”. “Mi si consentirà – continua Giuseppe Pastore - un’altra domanda. Pur considerandolo coinvolto nelle battaglie sociali di quel periodo, Semeraro non è stato un sindacalista di professione, perché definirlo in quel modo, perché tirarlo a forza in queste polemiche postume, attribuendogli colpe e responsabilità? A quale scopo tutto ciò? Perché parlare della vicenda personale di Semeraro e dei fatti del 1958 in un libro dedicato alla storia del sindacato negli anni 1943-‘46? Che cosa “c’azzecca” il ruolo del sindacato con l’esito politico di Semeraro ? Ribadire che il comportamento di Semeraro sia stato improntato all’opportunismo mi sembra sinceramente eccessivo. Nella nota non si cita la fonte, l’autrice scrive “ molti parlano”(ma chi ?); “per la maggior parte“ (di che cosa?). Il riferimento è oscuro e l’autrice in questo modo butta lì il suo giudizio surrettiziamente fatto con l’intenzione di far credere chissà che cosa”. Pastore trae le sue conclusioni della vicenda: “La “ferita” invece ancora aperta ed il fatto che non è mai stato accettato e che brucia di più è forse il suo passaggio ad altro partito, altro che “difesa del ruolo preminente“. Credo che Semeraro vada visto, invece, sotto un’altra luce. Ritengo che per lui possano parlare le tante azioni realizzate negli anni del suo impegno politico al servizio di tutti e disinteressatamente; parla il fatto di non essersi arricchito o di aver approfittato per sé; per lui parla anche l’atteggiamento avuto dai suoi familiari in tutti questi anni e segnato da una discrezione seria, composta, consapevoli della giusta dignità che si deve riconoscere. Qui non si pretende nulla, ma il rispetto sì. Ritengo che anche per Semeraro valgano le parole che vennero utilizzate per Di Vittorio : “ Il fanatismo e lo schematismo ideologico non erano mai riusciti a soffocare l’ impronta liberale del suo socialismo vissuto”. Quindi conclude: “Oggi è arrivato il momento della “pacificazione” e della riconciliazione persino con coloro che hanno militato dall‘altra parte della “barricata”, ma per questi uomini cosiddetti “traditori“,che hanno sacrificato la loro vita per il bene degli altri, non c‘è pace, “condannati” in vita e in morte”.
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