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DOV’E’ IL MOVIMENTO?
19/01/2007 - 14:55:00 - a cura di Michele Di Schiena
Il Presidente Bush, nonostante la recente sconfitta elettorale causata soprattutto dalla guerra da lui scatenata in Iraq, rilancia il nefasto intervento armato accrescendo la presenza militare americana in quel martoriato territorio. Di fronte al tragico fallimento di un conflitto che ha seminato morte e rovine provocando una micidiale guerra civile tra opposte fazioni, la Casa Bianca non riflette ma reagisce in maniera istintiva, non ascolta ma lancia proclami, non “lascia” ma “raddoppia” facendo così nuovi e preziosi regali a quel terrorismo che dice con tante e dure parole di volere ad ogni costo combattere. Negli Stati Uniti l’opposizione del Partito Democratico, divenuto maggioranza al Congresso dopo le recenti elezioni, non sembra in grado, anche per la ripartizione dei poteri sancita dalla Costituzione di quel Paese, di bloccare questa disperata e rovinosa politica. D’altro canto, l’opinione pubblica statunitense, pur avendo dimostrato col voto il suo dissenso nei confronti di Bush, appare non sufficientemente determinata a fermare con la protesta popolare l’exalation decisa e portata avanti dal Presidente americano. Ma l’Iraq è solo l’iceberg di una politica che, nel suo complesso, punta a “mettere le mani” sul mondo operando interventi armati ed imponendo un modello di economia che aggrava gli squilibri e colpisce legittimi interessi e diritti fondamentali. Una politica che manifesta tutta la sua pericolosità con i bombardamenti in Somalia ed anche, in maniera certo meno eclatante ma di sicuro fortemente significativa, con la insistente richiesta di allargamento della base militare USA di Vicenza, una pretesa accettata a suo tempo dal Governo Berlusconi alla quale oggi il Governo Prodi non è riuscito ad opporsi nonostante le riserve ed i dubbi determinati anche dalle giuste contestazioni e proteste della città veneta. Di fronte ad una tale situazione cosa fa in Italia ed in Europa il movimento per la Pace che non riuscì, è vero, nel 2003 a fermare l’occupazione militare dell’Iraq ma che si impose all’attenzione della opinione pubblica mondiale per la sua profezia e per la sua forza e che fu perciò definito dal New York Times “la seconda potenza mondiale”? Cosa frena quella “potenza” che si mostrò in grado di scendere pacificamente in campo armata solo delle proprie buone ragioni per tutelare e promuovere la pace ed i diritti fondamentali di milioni di uomini condannati alla fame e alla morte dalle logiche di dominio e di sfruttamento che attanagliano l’intero pianeta? In quali dimore si è raccolto, sia pure per dedicarsi ad utili servizi ed interventi, quel movimento che era sceso nelle strade e nelle piazze di tutto il mondo per levare la sua voce di protesta e di proposta? Quali chiusure e quali protagonismi lo hanno indebolito e diviso? Quale demone, con la perversa astuzia di chi predica il realismo e deride l’utopia per indurre alla rassegnazione, lo sta tentando di rinunciare alle sue speranze ed al suo impegno per la costruzione di un “altro” mondo considerato fino a ieri “possibile”? In una difficile situazione interna ed internazionale, all’inizio degli anni cinquanta, si muoveva anche allora in Italia il movimento mondiale per la pace e don Primo Mazzolari, a nome del gruppo delle “Avanguardie cristiane”, vi aderiva ed inviava un messaggio al congresso per la pace svoltosi a Varsavia. Un messaggio che conteneva la presentazione di alcune esigenze e, in particolare, quella che negli atteggiamenti e nelle decisioni del movimento vi fosse «quel distacco da ogni prestabilito vincolo politico e quella superiorità con cui dovrebbero essere servite le grandi cause» nonché quella che fosse dato «più posto ai poveri di ogni parte del mondo» evitando la prevalenza di intellettuali, politici e sindacalisti, «i quali, pur avendo l’animo aperto, difficilmente sanno intendere e tradurre l’angoscia di chi non ha scampo, né in pace né in guerra, da quelle ingiustizie che tolgono la libertà, la dignità ed il gusto di vivere». Sono passati più di cinquant’anni ed oggi abbiamo il terrorismo che imperversa e le tante guerre che esplodono in diverse parti del mondo ma i problemi del movimento per la pace non sono in sostanza cambiati rispetto ai tempi di don Mazzolari e dei suoi amici delle “Avanguardie cristiane”: da una parte, le chiusure preconcette e le difficoltà di dialogo e, dall’altra, i rischi che tentazioni ideologiche ed interessi di parte possano intaccare l’autonomia e la forza di un movimento capace di cambiare la storia. E’ necessario che questo movimento si ritrovi subito perché il mondo ha bisogno di una forza che non degeneri e non si disperda, di un grande coagulo di energie morali e sociali capace di togliere dalle mani dei potenti della Terra, per restituirlo a tutti gli uomini il diritto che tutti gli uomini hanno di decidere il loro futuro ed il loro destino.
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