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Piano strategico e linee di sviluppo
25/01/2007 - 15:25:00 - a cura di Mauro D’Attis
In questa relazione si cercherà di descrivere e analizzare gli strumenti a disposizione per la partecipazione dell’Ente locale, in questo caso il Comune di Brindisi, alla programmazione strategica regionale e quindi alle conseguenti ricadute economiche affidate alla programmazione di sostegno dell’Unione europea per tutto il periodo che va dal 2007 al 2013. Si tratta di un argomento indubbiamente ampio e complesso ma quello della “Pianificazione strategica” del territorio e delle sue componenti è oggi ancora più importante degli anni passati in considerazione di alcuni elementi di riflessione imprescindibili: - il quadro di sostegno comunitario individua per l’ultima volta la Regione Puglia nell’Obiettivo 1 (massima destinazione di fondi) riconoscendola ancora tra le regioni che “meritano” maggiore attenzione. Tale “privilegio” si esaurisce nel 2013 con l’ultima tranche di finanziamenti provenienti dall’UE a titolo di “Regione Obiettivo 1”. Saranno poi i nuovi arrivati, le nazioni dell’Europa dell’est, quelle che manifestano maggiore gap nello sviluppo economico interno, a beneficiare di maggiori risorse dal 2014 in poi; - la cresciuta competitività dei mercati, la globalizzazione di essi, le conseguenti e sempre repentine modificazioni economiche, sociali e culturali alle quali anche il nostro territorio è sottoposto, impongono soprattutto alla classe dirigente politica di scegliere in base a un programma, a una strategia non rigida, a un piano che contempli da una parte le esigenze e le culture del popolo e, dall’altra, le domande e le offerte che provengano dall’esterno. Alla luce di queste brevi considerazioni quindi, il Piano strategico (flessibile e mai inteso in senso definitivo) assume un ruolo che non è soltanto quello che in passato si riteneva come “la lista delle spese” da coprire con i Fondi europei o, piuttosto, con quelli dello Stato. Il Piano strategico rappresenta, oggi più di prima, la griglia comportamentale che un territorio si impone per il futuro, individuando le priorità di intervento sulla base di analisi prima tecnico-scientifiche e poi, fondamentalmente, politiche. La sfida per questa classe dirigente è appunto riassunta nella capacità che essa deve dimostrare di intervenire non per “ottenere quanta più quota di finanziamento possibile” ma, piuttosto, per “coprire i reali bisogni infrastrutturali (e non ci si riferisce solo a quelli delle opere pubbliche)” concentrandosi quindi più sulla “qualità della spesa” che sulla sua “quantità”. La programmazione strategica quindi come sintesi dei piani di intervento per settori di attività sociale, culturale ed economica. Da qui la definizione e l’esigenza di armonizzazione , da parte del Comune di Brindisi di tutti gli strumenti di programmazione territoriale a normativa vigente. Il nuovo modello di sviluppo (Brindisi Città d’Acqua), il PUG, il Piano dell’Offerta di Sport, il Piano di Zona delle Politiche Sociali, il Piano dei Nidi e dell’Infanzia, il Piano comunale della Casa, il Piano del Commercio, il Piano di risanamento ambientale, il Piano di zonizzazione acustica, i, Piano delle partecipazioni societarie, il Piano della mobilità sono sicuramente tra le leve primarie su cui fare forza per rilanciare lo sviluppo complessivo del nostro territorio e su cui è necessario definire un’agenda politica in sintonia con il programma politico-amministrativo della coalizione di governo.
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