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Crisi olivicoltori di Carovigno per attacco storni
02/02/2007 - 19:54:00 - a cura di Cosimo BORRACCINO
Nel brindisino, la campagna olearia volge al termine. C’erano i presupposti perché fosse una buona annata, almeno per quanto riguarda qualità e quantità del prodotto ma, com’è noto a tutti, il clima è stato inclemente. A ciò si è unita la presenza indesiderata e funesta di stormi di storni che, come nuvole minacciose e scure, hanno coperto il cielo per lunghi periodi. Infatti, la zona umida di Torre Guaceto è stato l’habitat naturale degli storni per il riposo notturno; durante il giorno, invece, le piante secolari degli uliveti di Carovigno hanno costituito il sito più appetibile ed appetitoso per banchetti sontuosi di cui sono stati sgraditi ospiti proprio questi uccelli, notoriamente protetti dalla caccia in quanto ritenuti una specie in via di estinzione! Conseguentemente, gli agricoltori di quella zona hanno dovuto, per così dire, dividere con gli storni il frutto del proprio lavoro, con un danno economico da far rabbrividire. Tra l’altro, le piazzole sotto gli alberi sembrano quasi arate da questi uccelli per cui il prodotto raccolto è stato di scarsissima qualità. In realtà gli agricoltori Carovignesi hanno tentato di combattere contro le invasioni di storni utilizzando vecchi sistemi quale quello dell’utilizzo, nelle campagne, di botti fatti esplodere, a più riprese, per far spaventare gli uccelli che così si allontanano dalla zona ma il risultato è stato deludente. A tutto ciò si aggiunge il prezzo non favorevole dell’olio di oliva, ormai concentrato nelle mani di pochi confezionatori che, attraverso la globalizzazione dei mercati, impongono agli agricoltori prezzi vili, se non fallimentari. Si deve rilevare, purtroppo, in merito a questa questione, il silenzio delle autorità per una migliore utilizzazione delle sanse che, in altri tempi, è servita a bilanciare molte spese di lavorazione delle olive costituendo, quindi, pur sempre un valore aggiunto, mentre oggi costituisce quasi un peso per lo smaltimento. Le sanse vergini, inoltre, sono un buon combustibile che potrebbe essere usato, tra l’altro, proprio nella vicina centrale elettrica di Cerano, con una notevole ricaduta economica nel settore olivicolo unitamente ad un forte e positivo rispetto ambientale. Ancora una volta, quindi, siamo indietro ad altre Nazioni che hanno provveduto in merito secondo logiche molto più opportune e rispettose dell’ambiente. Ma, tornando agli storni, si deve ricordare che già alcune regioni, come la Liguria e l’Emilia Romagna, hanno autorizzato la caccia agli storni con la previsione dell’abbattimento di circa tre milioni di capi. Questo numero dà un’idea di quanti, in effetti, siano gli storni esistenti per cui sembra proprio fuori luogo la “protezione” di questa specie in Puglia. La notevole presenza di partecipanti e il sofferto racconto degli agricoltori danneggiati nel corso di una assemblea pubblica tenutasi nell’aula consiliare del Comune di Carovigno si è concluso con una esplicita richiesta di riconoscimento di “stato di calamità” nella zona, unitamente alla proposta di investimenti specifici per l’individuazione di metodi di lotta alternativi alla caccia. Non ultima è stata sollecitata una maggiore presenza degli enti locali e di categoria per il controllo del prezzo dell’olio, ormai in caduta libera. SI CHIEDE All’Assessore all’Agricoltura 1. il riconoscimento della calamità naturale del territorio di Carovigno nel brindisino e negli altri territori pugliesi eventualmente colpiti dallo stesso problema, dovuta alla presenza degli storni; 2. conseguentemente di revocare, in occasione dell’adozione del prossimo calendario venatorio, lo stato di protezione e quindi il divieto di caccia, attualmente vigente nei confronti degli stessi storni.
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