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Lettera aperta all'onorevole Bersani sul rigassificatore
17/02/2007 - 16:32:00 - a cura di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-TerraN
sin da quando Lei ha assunto la responsabilità del Ministero dello Sviluppo Economico Le abbiamo fatto ripetutamente presente la peculiarità e la gravità della questione riguardante il rigassificatore a Brindisi: perché l’autorizzazione è stata concessa a seguito di consensi ottenuti in un clima locale di diffusa illegalità che ha dato luogo alla nota “tangentopoli brindisina” con relative inchieste penali alcune delle quali hanno ad oggetto le procedure finalizzate alla detta autorizzazione; per l’estrema pericolosità dell’impianto in relazione al sito prescelto e cioè nel porto e quindi a ridosso della città in un’area peraltro dichiarata ad alto rischio di incidenti industriali rilevanti; perché il rigassificatore è stato autorizzato senza la prescritta procedura di VIA nonché senza il coinvolgimento dei Consigli Comunale e Provinciale e senza alcuna forma di partecipazione delle popolazioni interessate; perché l’impianto risulta incompatibile con i progetti di rilancio della nostra economia portati avanti, in sintonia con gli orientamenti della Regione Puglia, dalle Amministrazioni locali in esecuzione di precisi mandati elettorali. Una opposizione non ideologica ma fondata su fatti se è vero come è vero che Lei ed il Ministro dell’Ambiente hanno il 27 dicembre scorso ufficialmente annunciato che sarà riconvocata la Conferenza dei Servizi motivando tale decisione con la considerazione che l’autorizzazione è stata concessa senza la prescritta VIA e senza la consultazione delle popolazioni interessate, che la Commissione Europea ha formalizzato l’apertura di una procedura di infrazione osservando che vi è stata una “non corretta applicazione” delle direttive sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti con riferimento ad alcune opere accessorie dell’impianto, che l’Assessore regionale dell’Ambiente ha fatto carico alla British Gas di sospendere immediatamente i lavori della colmata a Capobianco a causa del grave inquinamento della falda acquifera rilevato dall’ARPA e che il 1° febbraio il Direttore generale per la Qualità della Vita del Ministero dell’Ambiente ha prescritto la realizzazione di “barriere” per impedire alla suddetta falda acquifera inquinata di raggiungere il mare. In questa situazione, dopo anni di accurate indagini, di accertamenti e di provvedimenti di volta in volta resi noti dalla stampa, la competente Autorità giudiziaria ha disposto arresti, perquisizioni, avvisi di garanzia nonché il sequestro dell’area destinata all’impianto ipotizzando i reati di concussione, corruzione, falso ed altre violazioni della legge penale. La Magistratura ha quindi disegnato uno sconcertante scenario di tortuose operazioni e di comportamenti illegali. Sappiamo bene Signor Ministro che le responsabilità penali sono tali solo a seguito di sentenza definitiva di condanna ma è di tutta evidenza che gli sviluppi dell’inchiesta clamorosamente riferititi dalla stampa locale, in ordine ai quali Lei stesso può assumere tutte le necessarie informazioni, mettono in rilievo fatti che per le dichiarazioni degli stessi indagati dimostrano, con la loro inconfutabile oggettività e con la loro palese pacificità, che il provvedimento autorizzativo è stato emesso sulla base di presupposti gravemente inficiati da una montagna di corruttele, di falsità, di irregolarità e di tangenti. Una cosa è quindi la eventuale responsabilità penale degli indagati che può essere affermata solo a seguito di un giudicato penale mentre altra cosa sono le illegittimità procedurali e gli abusi di potere che si possono cogliere a piene mani da quanto incontestabilmente è emerso dalla inchiesta giudiziaria. Non si comprendono allora le ragioni per le quali, in considerazione dei fatti così gravi sopra ricordati, non viene aperta una formale procedura di autotutela, a questo punto doverosa, per verificare la sussistenza degli innumerevoli e pesanti elementi di valutazione che impongono il ritiro del provvedimento autorizzativo nella forma dell’annullamento e senza alcun indennizzo in favore della British Gas nella versione Brindisi LNG. Le chiediamo perciò, Signor Ministro, l’immediata sospensione del provvedimento autorizzativo ai sensi dell’art. 21 quater 2° comma della legge 241/90 e contestualmente l’apertura del procedimento di autotutela nel pieno rispetto delle forme stabilite dalla legge. E ciò per evitare che la traduzione in atti amministrativi della volontà politica del Governo possa dar luogo a fondati rilievi procedurali da parte della LNG in sede di un eventuale contenzioso amministrativo. Quanto chiediamo con la presente lettera Le sarà nei prossimi giorni ancora una volta simbolicamente domandato con l’invio di numerose cartoline firmate da cittadini che vivono su questo martoriato territorio.
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