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DALLE BIOMASSE OPPORTUNITA’ ECONOMICHE PER L’AGRICOLTURA
22/02/2007 - 18:46:00 - a cura di Terry De Pedro
Nuove coltivazioni cerealicole e colture arboree come olivo e vite per ricavare biomasse. Dall’agricoltura murgiana, dunque, opportunità economiche e ambientali per creare sviluppo e reddito e ridurre l'impatto dei gas ad effetto serra dei combustibili fossili. Un’agricoltura che si dichiara particolarmente attenta alle richieste che vengono dal consumatore relativamente alla sicurezza alimentare, alla qualità ed alla salvaguardia ambientale che diventano valori socialmente condivisibili, ma anche strategie di valorizzazione delle produzioni agroalimentari. Se ne è parlato nel corso del convegno su “Biomasse: opportunità economiche e ambientali per l’agricoltura murgiana”, organizzato dalla Coldiretti Bari. “Il vero problema è che in Puglia non esiste ancora una programmazione energetica, tale da indicare in maniera chiara ed inequivocabile – ha dichiarato il Delegato Confederale della Coldiretti di Bari, Pietro Salcuni - quali indirizzi la Regione Puglia intende dare in materia di bioenergia, biomasse, eolico e altro. La nuova PAC, ma anche la programmazione 2007/2013 sono strumenti da utilizzare, oltre che per orientare la nostra agricoltura verso colture energetiche, per accompagnare lungo nuovi processi produttivi le imprese agricole capaci di rispondere alle nuove domande del mercato”. Il caro gasolio, le proteste per la realizzazione di rigassificatori e inceneritori, strutture calate dall’alto senza ascoltare preventivamente la società civile e senza una reale valutazione dell’impatto sul territorio impongono scelte di carattere energetico diametralmente opposte a quelle assunte fino a questo momento. “La Coldiretti chiede – ha spiegatp Stefano Masini, Capo Area Ambiente e Territorio della Coldiretti Nazionale - che lo stesso PSR (Piano di Sviluppo Rurale) contenga obiettivi chiari in termini di valorizzazione agroenergetica, considerando da un lato la valenza economica del comparto, dall’altro la necessità di arginare l’emergenza ambientale individuando carburanti alternativi. In Puglia operano le tre centrali più inquinanti d’Italia, due a Taranto ed una a brindisi. Per questo Coldiretti chiede alla Regione Puglia, uno degli interlocutori oltre al mercato, di individuare strumenti di programmazione e pianificazione territoriale nell’ambito di un ragionamento complessivo di politica energetica che crei occupazione e reddito e metta una freno alla colonizzazione energetica”. I biocarburanti come l'etanolo ottenuto dai cereali e il biodiesel dalla colza possono essere aggiunti alla benzina o al diesel in una percentuale variabile fino al 30%. “A distanza di un anno – ha rilevato Roberto Jodice, Direttore del Centro di Ecologia (CETA) di Gorizia – abbiamo registrato una evoluzione delle tecnologie divenute più mature, efficienti ed affidabili e alcuni comparti si sono rivelati realmente soddisfacenti per le imprese dal punto di vista economico. Oggi è importante adattare tali tecnologie alla realtà produttiva aziendale e soprattutto territoriale. Se si proseguirà sulla strada di una tecnologia gestita dalle imprese agricole, si assisterà sicuramente allo sviluppo dei settori idonei alla produzione di energia termica, elettrica e di cogenerazione”.. Preoccupante il capitolo legato all’energia eolica per cui fino al 2002 sono state realizzate centrali eolicheper un totale di 377 torri per una potenza complessiva di 220 Mw installati e senza alcuna valutazione di carattere ambientale. Non è finita qui: dal 2002 al 2004 sono stati proposti ai Comuni pugliesi altri 37 progetti per centrali eoliche per non meno di ulteriori 700 torri e non è dato sapere quanti altri progetti siano, in realtà, stati presentati direttamente alla Regione Puglia. Dal termine della moratoria ad oggi sono stati autorizzati altri 800 MW per impianti diffusi su tutto il territorio regionale. “La Coldiretti ha espresso forte preoccupazione – ha concluso il Direttore della Coldiretti di Bari, Vincenzo Ianniello - rispetto ai parchi eolici, soprattutto nelle zone di particolare pregio ambientale, esprimendosi a favore degli impianti fotovoltaici, al fine di evitare “foreste di pali eolici” che compromettono la sostenibilità ambientale nelle aree protette, nei territori storico-monumentali e nelle zone ad elevata presenza di imprese agro-silvo-pastorali. L’approccio alla tutela ambientale e alle nuove fonti di energia non può non essere restrittivo e settoriale, bensì deve essere complessivo e partecipato. Il territorio, insieme all’immagine con cui viene percepito, diviene strategico nella valutazione preferenziale da parte del consumatore rispetto ad un prodotto agroalimentare ad esso collegato. La salvaguardia e la tutela del territorio si realizza, quindi, sia tramite le attività agricole compatibili sia attraverso scelte infrastrutturali rispettose e sinergiche rispetto agli obiettivi di sviluppo su cui la società pugliese ha investito”.
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