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Il sindaco Sconosciuto consegna alla Vergine del Carmelo le chiavi della città
16/07/2006 - 08:30:00 - a cura di Redazione
Arciprete, autorità civili e militari, sacerdoti, religiosi e religiose, concittadini tutti. Sono ormai cinque anni che insieme a voi vivo questo momento solenne ed importante per la vita della città, rinnovando l’antico rito della consegna delle chiavi ed inaugurando i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine. Abbiamo vissuto insieme questo evento sempre con la stessa gioia ed emozione, con lo stesso entusiasmo, pur nella diversità delle situazioni personali, degli stati d’animo individuali, dei contesti storici diversi, civili, ecclesiali e sociali. È questo un giorno in cui come Sindaco avverto fortemente la responsabilità di rappresentare tutta la Comunità: • scongiurando il rischio di cadere nella retorica o nel protagonismo individuale; • evitando di utilizzare questa occasione per una esaltazione di attività, programmi e impegni amministrativi piuttosto che per un messaggio alla città; • con la preoccupazione di compiere questo rito a nome di tutti, nel rispetto delle diverse culture, anche laiche, senza però rinunciare o nascondere la mia identità cristiana fortemente connotata dalla fede e dalla devozione alla Madonna del Carmine. Credo di poter affermare, dopo tanti anni e quasi al termine di questo mandato amministrativo, che questo momento sia uno dei più importanti per la vita della città. Non mancano durante l’anno occasioni per ritrovarsi insieme, non mancano iniziative o manifestazioni in cui possiamo ritrovarci, anche così numerosi, ma mai come in questa circostanza avvertiamo forte il senso di appartenenza alla città, l’orgoglio di essere mesagnesi, la capacità di esprimere la nostra vera identità cristiana e mariana, la gioia di sentirci popolo, comunità, città radunata. Nella vita ordinaria e quotidiana tante sono le occasioni per sentirsi divisi e separati: nella politica, nella società, nella famiglia, talvolta anche nella Chiesa e permangono anche oggi le diversità, le divergenze, le differenze, forse anche i contrasti, e pure in questa circostanza e in questi giorni di festa riusciamo a ritrovare le ragioni più profonde dello stare insieme per condividere insieme la festa di tutti i mesagnesi. Non siamo qui per dovere di ufficio, non siamo qui unicamente per dare continuità ad una storia o a una tradizione, ma ci ritroviamo perché convocati dalla Madonna del Carmine, da Colei che i nostri padri fin dal 1651 hanno voluto riconoscere e proclamare patrona della città. Questa comunità radunata per rederLe onore è più ampia perché arricchita della presenza di tanti emigrati, turisti e forestieri a cui va il mio saluto, ma soprattutto perché arricchita della presenza, se pure non fisica, di tanti nostri concittadini residenti in Italia, in Europa e nel mondo che quest’anno, grazie ai nuovi strumenti della tecnologia, hanno la possibilità di seguire direttamente le tappe più significative della festa patronale: il rito della consegna delle chiavi, la messa solenne in chiesa madre domani sera, la processione del 17 luglio. Abbiamo voluto così renderli partecipi per sentirli più vicini e parte integrante della comunità in festa. A loro ovunque si trovino in Italia o all’estero, in Francia come in Germania, in Belgio come in Svizzera, in Canada, in Australia o negli Stati Uniti va il mio pensiero ed il mio saluto insieme al saluto sincero di tutti i mesagnesi. A loro che con nostalgia vivono questo momento, l’augurio di una buona festa della Madonna del Carmine, l’invito a sentire vicina la comunità cittadina e ad amare questa loro città in cui sicuramente permangono le più profonde ed autentiche radici. Questo invito ad amare la città voglio affidare oggi a ciascuno di voi riprendendo un pensiero che l’Arcivescovo, mons. Rocco Talucci, ha offerto ai rappresentanti delle istituzioni civili in occasione della visita al Consiglio comunale ed ha poi consegnato a tutta la comunità in occasione della conclusione della visita pastorale in Chiesa madre: “Amare la città e servire la città”. Amare la città: abbiamo bisogno tutti di recuperare questa dimensione anche in presenza di contraddizioni, amarezze e delusioni che pure potrebbero allontanarci dalla città. Per troppi anni non abbiamo amato questa città, l’abbiamo disprezzata, abbiamo voluto prenderne le distanze, talvolta ci siamo anche vergognati di appartenerne quando essa era contrassegnata dall’infamia della criminalità organizzata e pervasa da un diffuso degrado culturale, morale, sociale e civile. Poi abbiamo deciso di invertire la rotta, abbiamo riscoperto il senso e la passione dell’impegno civile e tutti ci siamo sentiti partecipi e corresponsabili di un progetto di riscatto e di rinascita. Non possiamo distruggere o interrompere questo cammino e pur nelle diversità culturali, ideologiche o di appartenenza politica non possiamo disconoscere che oggi Mesagne è apprezzata, conosciuta e stimata e in tante occasioni guardata come modello e come punto di riferimento di un territorio più ampio. Amare la città: per le sue risorse naturali, per la sua storia e la sua tradizione, per i suoi beni culturali, per il suo centro storico che continua a vivere un processo di recupero e di valorizzazione. Amare la città per le sue risorse economiche e produttive, nel rispetto delle vocazioni naturali che ben possono coniugarsi con la scoperta di vocazioni nuove, pur nella consapevolezza delle difficoltà e della crisi congiunturale e particolare in cui versa il settore economico. Amare la città: per le migliori energie umane e professionali che è capace di esprimere nel mondo del lavoro, dell’imprenditoria, della cultura e della scuola; per la ricchezza, la vivacità e l’impegno dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione sociale. Amare la città per il ruolo prezioso che la Chiesa svolge nella formazione umana e cristiana di ciascuno di noi attraverso l’impegno generoso di parroci, sacerdoti, religiosi e operatori pastorali. Amare la città senza nascondere limiti, difficoltà, preoccupazioni che pure ancora oggi ci coinvolgono: la ripresa di alcuni fenomeni criminali che devono vedere la pronta ed immediata reazione di tutti: istituzioni, forze dell’ordine e singoli cittadini; le situazioni di povertà di disagio di emarginazioni che richiedono politiche sociali sempre più adeguati; l’amarezza di tanti giovani che non riescono a trovare lavoro e sono costretti ad emigrare; le tante povertà morali e materiali che angustiano le nostre famiglie; le contraddizioni della politica che talvolta vanno ben oltre la normale dialettica, pure sintomo di democrazia, per degenerare in ingiuria ed offesa personale. Amare la città significa avere la consapevolezza di questi limiti, farsene carico ed assumere responsabilmente l’impegno per superarli ed affrontarli. Ed è in questo che si concretizza il servizio alla città superando il proprio interesse, il proprio individualismo ed orientando la propria vita al bene comune, attraverso l’impegno politico che Paolo VI aveva definito “Espressione più alta della carità”, attraverso l’azione evangelizzatrice, di promozione umana e di carità della Chiesa, attraverso l’azione delle forze dell’ordine tesa a garantire sicurezza, ordine ed vivibilità. Si, servire la città attraverso la testimonianza di ogni cittadino, che consapevole delle proprie responsabilità, esercita in pieno i diritti di cittadinanza riscoprendo il senso dell’impegno civile e contribuendo allo sviluppo e alla crescita della comunità a cui appartiene. Questo proposito di amare la città e di servire la città affido oggi attraverso il rito della consegna delle chiavi alla Madonna del Carmine nostra Patrona in un gesto che è al tempo stesso atto di fiducia e di stima, di gratitudine e di riconoscenza, di richiesta di aiuto e protezione per la nostra Mesagne. Un ringraziamento a quanti ogni anno ci danno l’opportunità di vivere questa festa: I Padri carmelitani che con la novena di preparazione ci introducono nella dimensione spirituale della festa e con la loro testimonianza quotidiana guidano ed orientano la fede e la devozione alla Madonna del Carmine. Oggi come nel passato la Basilica-Santuario e la comunità dei Padri sono punto di riferimento morale e spirituale per tutta la comunità. Il “Comitato feste patronali”, tutti i suoi componenti che fedeli ad una tradizione e ad una storia danno testimonianza di impegno civile e di fede autentica e profonda pur fra le tante difficoltà che incontrano nella preparazione della festa e nella raccolta dei fondi. Credo sia giunto il tempo in cui tutti dobbiamo farci carico di queste preoccupazioni ed è anche le amministrazioni pubbliche devono assumere maggiore responsabilità e maggiore impegno anche economico perché la nostra festa possa continuare a realizzarsi. Un ringraziamento infine a tutti coloro che hanno partecipato e contribuito alla organizzazione della festa: Enti, associazioni, istituzioni pubbliche e private, singoli cittadini e a coloro che in questi giorni saranno impegnati maggiormente per garantire il decoro della città, la sicurezza e l’ordine pubblico. A tutti l’augurio di una buona festa, per viverla nella sua vera e autentica dimensione religiosa e civile: festa di popolo, festa di comunità, festa di ciascuno di noi, festa di una città che in questi giorni e sempre vuole essere casa accogliente per tutti.
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