01/08/2006 - 06:00:00 -
a cura di Redazione
Si è svolta lunedì sera presso l’auditorium del convento dei frati Cappuccini una conferenza medica sulla malattia celiaca che rappresenta uno dei più comuni disordini cronici della popolazione, tale che la prevalenza in alcune regioni del mondo si attesta attorno all’1 per cento. La causa consiste in un’inappropriata e permanente reazione immunitaria al glutine, che si sviluppa in individui geneticamente predisposti.
Relatore è stato il professore Francesco Chiarelli, pediatra di fama internazionale e Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Chieti presentato dal professore Alessandro Distante, direttore dell’Isbem..
Il meeting è stato organizzato dall’Isbem in collaborazione con L’ifc-Cnr, l’ Ausl Br/1, l’Università di Pisa e l’Università di Chieti.
“La malattia celiaca – ha spiegato ai presenti il professore Chiarelli - è un problema assai serio e molto complesso: gli studi condotti da vari gruppi di ricercatori sottolineano l'esistenza di una serie di fattori che si attivano in corso di malattia e a cui partecipano anche la predisposizione genetica, un’aumentata permeabilità intestinale e la risposta immune con produzione di citochine ed autoanticorpi”.
Il professore Chiarelli, quindi, ha evidenziato che: “Sul piano clinico, la malattia celiaca è caratterizzata da una varietà di presentazioni, che comprendono sia la tipica sindrome da malassorbimento (sintomatologia classica) sia un ampio spettro di sintomi che possono interessare qualsiasi organo (sintomi non classici). È ormai evidente che i sintomi classici sono estremamente rari e rappresentano solo la punta del cosiddetto “iceberg celiaco”, alla cui base si trovano casi silenti (cioè pazienti in cui vi sono alterazioni mucosali in assenza di sintomatologia) e casi latenti (pazienti con mucosa normale ma con suscettibilità genetica a sviluppare la malattia)”.
Infine ha rammentato ai colleghi presenti che: “Il trattamento della malattia celiaca impone l’esclusione delle proteine del glutine dalla dieta, anche se in campo terapeutico esistono vari filoni di ricerca volti ad individuare vie alternative, quali la messa a punto di varianti di grano prive di peptidi tossici, le terapie immunomodulanti o le terapie enzimatiche”.
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