01/08/2006 - 09:45:00 -
a cura di Vincenzo Montanaro
Il progetto del Grande Salento corrisponde al superamento della divisione sostanziale tra le Province di Brindisi, Lecce e Taranto, ovvero ad un superamento delle difficoltà di fruibilità: urbanistica o del territorio, ambientale, infrastrutturale ed anche e soprattutto culturale. L’intuizione di immaginare cittadini di territori più ampli di quelli forse asfittici di una provincia è da ascrivere in parte al centrosinistra che governa la Provincia di Brindisi, e magari a coloro i quali hanno perseguito con energie materiali e immateriali questa idea quasi visionaria e comunque molto ambiziosa dell’Amministrazione: Michele Errico, Damiano Franco, Giuseppe Acierno. Uno dei cardini di questo progetto in fieri è l’insediamento dell’inedita Facoltà di Scienze Politiche e Sociali (a cui corrispondono ben cinque Corsi di Laurea) nella vicina Cittadella della Ricerca a pochissimi chilometri da Mesagne. All’indomani del primo Consiglio di Facoltà, è lecito pensare di avviare una pubblica riflessione, che colga i meriti acquisiti ed individui le insidie possibili. Al di là delle buone intenzioni, dei protocolli d’intesa e dei piani di fattibilità, il primo significato manifesto è nell’occasione pressoché rivoluzionaria offerta ai cittadini di questo lembo del Grande Salento, che almeno per alcuni segmenti dell’offerta culturale possono interrompere l’annoso fenomeno dell’emigrazione intellettuale verso destinazioni lontane o anche inospitali; ciò è corrisposto molto spesso ad un autentico eradicamento dai luoghi di nascita, e quindi ad un’erosione della popolazione giovane e professionalizzata, oltre che ad un conseguente cospicuo decremento generale del numero degli iscritti all’anagrafe. Allettare le nuove generazioni a rimanere sul posto semplicemente per godere del privilegio della comodità è in ogni caso riduttivo; occorre che l’offerta sia adeguata in termini di qualità didattica, di propulsione professionale e di servizi. A tal fine auspichiamo che la stessa classe docente operi in modo da raccogliere l’eredità tradizionale che assimila l’Università ad un’agenzia culturale nell’accezione di fabbrica delle idee; ma che sappia altresì interpretare l’identità del territorio ed interagire con esso. L’università che funzioni deve sì contribuire a formare cittadini militanti del proprio diritto-dovere della cittadinanza attiva; ma deve anche necessariamente fornire le competenze adeguate perché l’uomo così avviato possa discernere tra le funzioni sociali, in modo da scegliere un ruolo al quale assolvere con pienezza. Confidiamo nello spirito d’intrapresa che muove la pattuglia dei docenti, tutti motivati e sinceri; e salutiamo il nuovo Preside, il Professor Marcello Strazzeri, che ha lasciato il prestigioso incarico di Preside di Scienze della Formazione all’Università di Lecce per gettarsi a capofitto in questa nuova avventura con l’entusiasmo e l’esperienza che gli sono riconosciuti. A loro il compito di arricchire questa parte di Paese allevando una nuova classe dirigente: competente, onesta, laboriosa.
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