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Le associanzioni ambientaliste diconono No al Rigassificatore
08/08/2006 - 11:30:00 - a cura di Redazione
Lettera Aperta Al Presidente del Consiglio dei Ministri on.le prof. Romano PRODI Al Ministro per le Attività Produttive on.le dr.Pier Luigi BERSANI Al Ministro dell’ Ambiente on.le dr. Alfonso Pecoraro Scanio Al Ministro delle Infrastrutture on.le dr. Antonio Di Pietro Al Presidente della Regione Puglia on.le Nichi VENDOLA Al Presidente della Provincia di Brindisi dr. Michele ERRICO Al Sindaco di Brindisi on.le Domenico MENNITTI e, p.c. Al Sig. Procuratore della Repubblica Brindisi RIGASSIFICATORE: APPREZZIAMO L’APERTURA DEL GOVERNO MA CHIEDIAMO ATTENZIONE E RISOLUTEZZA L’esito dell’incontro di carattere interlocutorio svoltosi presso il Ministero delle Attività Produttive il 3 agosto per l’esame della questione del rigassificatore a Brindisi ha confermato quanto andiamo da tempo sostenendo sulla esigenza dell’immediato ritiro del provvedimento autorizzativo dell’impianto. Sono emersi infatti tutti i presupposti e tutte le ragioni che impongono di addivenire a tale determinazione. C’è la violazione di legge costituita dalla mancata effettuazione di una appropriata “Valutazione d’Impatto Ambientale” richiesta per la massiccia invasività dell’opera dalla vigente normativa nazionale ed europea e ci sono anche le tante altre irregolarità procedurali denunciate dalle Amministrazioni locali subentrate, dopo le ultime elezioni amministrative, alla fallimentare politica delle gestioni precedenti naufragate tra scandali ed inchieste penali. Si è dovuto prendere atto che c’è un vasto dissenso popolare testimoniato da numerose e massicce manifestazioni e che ci sono nette e concordi deliberazioni del Comune, della Provincia di Brindisi e della Regione Puglia. Ci sono anche i possibili risvolti di specifiche inchieste penali aperte sulla questione del rigassificatore dalla locale Procura della Repubblica con avvisi di garanzia, perquisizioni e sequestri. Ci sono inoltre fatti ed avvenimenti di netta discontinuità politica che comportano una indiscutibile discontinuità amministrativa, giuridicamente rilevante, che giustifica la rimozione del provvedimento autorizzativo per ragioni di legittimità (violazione della normativa in materia) e di merito (esigenze di opportunità, di convenienza o comunque legate ad una “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”). Ci sono poi gli impegni pubblicamente assunti prima e durante la campagna elettorale per le elezioni politiche dai maggiori esponenti del centrosinistra fra i quali ricordiamo gli argomentati interventi anche televisivi dell’on.le Bertinotti, le dichiarazioni inequivocabili, per contenuto e categoricità, rese dall’on.le D’Alema in un incontro con le nostre associazioni e ribadite poi in un pubblico comizio e le assicurazioni dell’allora candidato premier prof. Prodi il quale, in un messaggio del 15 novembre del 2005 in risposta ad una nostra nota, così testualmente si esprimeva: «quando ci sono in gioco scelte importanti e a rilevante impatto territoriale, ritengo indispensabile tenere conto delle indicazioni e degli orientamenti delle comunità locali». E c’è infine un elemento di decisivo rilievo e cioè l’esito di un recente incontro tra il Ministro delle Attività Produttive ed il Presidente della Regione Puglia nel corso del quale, come è stato ampiamente pubblicato dalla stampa, l’on.le Bersani ha fatto proprie le ragioni esposte dall’on.le Vendola a sostegno del rifiuto dell’impianto nel porto di Brindisi. Sollecitiamo allora ancora una volta un atto di riparazione e di giustizia da parte del Governo contro l’arroganza della LNG e dei suoi portavoce spesso nascosti dietro sigle senza storia e senza popolo, contro le “ricche” campagna persuasive di tale società che offendono la dignità delle nostre popolazioni, contro le inaccettabili pressioni del governo inglese sul nostro governo, contro i poteri forti che puntano ad emarginare la politica e la democrazia, contro tutti i ricatti e contro tutti i trasversalismi di quanti sono pronti a tradurre i diktat della società inglese in ambigue e strumentali proposte. Il Governo, come hanno fatto gli Enti Locali e la Regione deve innanzitutto esprimere con risolutezza una precisa volontà politica: deve dire che per le note ragioni il rigassificatore a Brindisi nel sito prescelto non può essere costruito. Una volontà che va poi tradotta attraverso appropriate procedure in un atto amministrativo giuridicamente corretto e processualmente inattaccabile. Un atto che, nell’ipotesi di annullamento per vizi di legittimità, può essere al riparo dalle minacciate ed esose richieste risarcitorie per la peculiarità del caso, per la natura delle violazioni di legge e perché la società inglese fu tempestivamente resa edotta dagli Enti locali dei vizi dell’atto prima dell’inizio dei lavori preparatori relativi alla colmata. La società inglese deve essere perciò messa di fronte alla scelta o di pervenire ad una “rinuncia” dell’originario progetto “concordata” col Governo e la Regione Puglia ovvero di essere destinataria, dentro un corretto procedimento di “autotutela, di un provvedimento di rimozione della autorizzazione a suo tempo concessa, una rimozione fondata non solo sul difetto della “Valutazione d’Impatto Ambientale” ma anche sulle tante altre rilevantissime violazioni di legge nonché su una concreta ed attuale valutazione dell’interesse pubblico. E ciò anche a prescindere dalle pur presenti ragioni di merito concernenti la opportunità e la convenienza dell’atto. Non si tratta quindi di procedere ex post ad una semplice valutazione d’impatto ambientale intesa in senso stretto ma di sottoporre il provvedimento autorizzativo ad un ampia e complessiva analisi per riscontrare tutti i suoi profili sia di illegittimità, alcuni dei quali oggi all’esame della magistratura penale, e sia di merito per la contrarietà del progetto all’interesse pubblico partendo proprio dal giudizio che di questo interesse hanno ripetutamente dato gli Enti locali e la Regione Puglia. Nessuno perciò coltivi l’illusione che si possa tortuosamente andare verso una “convalida” del provvedimento autorizzativo attraverso una postuma ed addomesticata “Valutazione d’Impatto Ambientale” di conferma del sito con l’aggiunta del pannicello caldo delle solite prescrizioni. Una soluzione questa che aggiungerebbe al danno la beffa e che sarebbe inconcepibile per la serietà del Governo ed intollerabile per la responsabilità della Regione e degli Enti locali nonché per la sensibilità democratica della nostra comunità e del nostro movimento. Quella autorizzazione è stata costruita su una montagna di irregolarità e di oscure manovre e va perciò tempestivamente e responsabilmente rimossa. Ed è possibile farlo alla luce anche dell’autorevole e consolidato indirizzo del Consiglio di Stato per il quale, in caso di atti invalidi per vizi di legittimità o di merito, «l’Amministrazione può sempre rimuoverli nell’esercizio di una potestà di autotutela che è direttamente fondato sul principio costituzionale di buon andamento che la impegna ad adottare gli atti il più possibile rispondenti ai fini da conseguire ed autorizza, quindi, anche il riesame degli atti adottati ove reso opportuno da circostanze sopravvenute o per un diverso apprezzamento della preesistente situazione, con l’obbligo, ovviamente, di dare esplicita e puntuale contezza del potere esercitato». La via maestra da seguire è quindi quella della procedura di autotutela perché il resto serve solo a creare confusione ed a perpetuare una situazione che ha già arrecato grave pregiudizio alla comunità brindisina impedendo ad essa di dare impulso ai già avviati processi di innovazione dopo una malinconica stagione politica segnata da errori e scandali che hanno localmente seminato delusione e sconcerto. Brindisi, 8 agosto 2006 Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-TerraNostra, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Franco Rubino”, Cobas, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Porta d’Oriente.
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