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Morto il papà il figlio ingegna un modo per ritirare indebitamente i risparmi di famiglia
13/08/2006 - 08:00:00 - a cura di Redazione
Massimo risultato con il minimo sforzo. Questo il frutto dell’ignobile macchinazione messa in atto da un pregiudicato oritano, S.Z., 40anni, pur di arraffare i risparmi del povero padre, defunto da pochi giorni. Non era ancora scemato, se mai possa passare, il dolore per la perdita del caro congiunto, che la mente diabolica dell’uomo aveva già partorito quello che sarebbe stato un piano perfetto, già parzialmente messo in atto. In realtà, infatti, l’uomo aveva già effettuato due prelievi dal libretto di famiglia, rispettivamente per 500 e per 800 euro, quando suo fratello a la madre vedova 65enne si sono accorti degli ammanchi. E’ successo, però, che mentre questi ultimi due si trovavano presso la Stazione Carabinieri di Oria per denunciare l’accaduto, per una curiosa circostanza, che se solo lo si volesse, potrebbe passare per l’effetto di un’azione divina magistralmente condotta dall’aldilà, i Carabinieri in borghese del Nucleo Operativo e Radiomobile di Francavilla Fontana, nell’ambito di un servizio di prevenzione dei reati appositamente predisposto nei confronti dell’uomo, che alcune segnalazioni anonime al 112 davano come presunto spacciatore attivo nel centro storico della città oritana, procedevano ad una perquisizione domiciliare in un tugurio di casa che lo stesso aveva assunto a sua nuova residenza. Nel corso dell’operazione, in quelle due stanze fatiscenti, in condizioni igieniche al limite della sopportazione (in realtà si tratta di un miniappartamento ancora in fase di ristrutturazione persino ancora privo dei servizi igienici), hanno rinvenuto non proprio quello che cercavano, ma tutt’altro materiale che anche gli stessi Carabinieri, avvezzi ormai ad ogni tipo di esperienza, hanno stentato a credere che la mente di un figlio, orfano da pochi giorni, potesse aver concepito uno stratagemma simile. L’uomo, infatti, è stato trovato in possesso di una carta d’identità che lo stesso si era fatta rilasciare qualche giorno prima dall’Ufficio Anagrafe del Comune apponendovi la propria fotografia, ma dettando all’impiegato comunale di turno, i dati del fratello, che in virtù della buona condotta tenuta in famiglia era, invece, a sua differenza, autorizzato al prelievo da quel libretto di risparmio. L’antefatto. Poche ore dopo il funerale, e qui inizia il tutto, il quarantenne si reca presso la Polizia Ferroviaria di Brindisi per denunciare, a nome del fratello, il furto patito sul treno del suo marsupio, contenente, tra l’altro, i suoi documenti ed alcuni effetti personali. Ben contento di aver compiuto il primo passo ritorna ad Oria. Fototessere in uno di quei box attrezzati e poi dritto, spedito, verso l’ufficio anagrafe. Si potrebbe obiettare: “Vabbè, forse si voleva rifare una vita, una nuova esistenza e perché no, non cominciare dai documenti!”. Tutto encomiabile … se così fosse. Ma l’arguto orfano non ha ancora completato il geniale complotto. Munito del suo bel documento, opportunamente plastificato per evitare che gli si rovini subito ancor prima di poterlo utilizzare, si reca presso l’agenzia locale dell’istituto di credito presso il quale erano depositati i risparmi di famiglia. In due occasioni, come detto, porta via oltre mille euro. Poi a rompergli le uova nel paniere, ecco qui i Carabinieri. Nel corso della perquisizione, inoltre, gli rinvengono indosso anche un assegno bancario a lui intestato, provento, però, manco a dirlo, da un furto perpetrato domenica scorsa presso la sede di un’associazione ONLUS di Pescara. La direttrice, bontà sua, rintracciata con non poche difficoltà dai Carabinieri del Nucleo Operativo, ha confermato il patito furto, sebbene non avesse ancora formalizzato la denuncia. Al termine degli accertamenti, infine, all’uomo sono stati contestati la “ricettazione” dell’assegno rubato, la “falsa attestazione a pubblico ufficiale sulla propria identità” commessa nei confronti degli agenti della Polizia presso i quali ha denunciato il furto del marsupio, nonché la “simulazione di reato”, proprio per aver rappresentato un furto mai avvenuto e la “sostituzione di persona” per essersi sostituito al fratello presso l’istituto di credito per ottenere illecitamente i prelievi di denaro. Se è vero che, comunque, come diceva il buon Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi, neanche i Carabinieri hanno potuto biasimarlo, quando, tentando una sconcertante quanto improbabile difesa ha dichiarato loro: “Scusate, ma secondo voi, come avrei dovuto fare per ritirare quei soldi??”.
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