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Oria. Mamma denuncia il figlio per violenza
09/09/2006 - 15:00:00 - a cura di Redazione
Ancora uno scenario poco abbiente sullo sfondo di un’altra vicenda di miseria, di disperazione e di sconforto. Dolore e paura all’ordine del giorno in quella famiglia alle porte di Oria. Le violenze cui la sottoponeva suo figlio, quello stesso bambino partorito 25 anni fa. Un’eternità a pensarci oggi. Ne è passato di tempo se oggi quel ragazzo è il relitto di un uomo mai diventato tale, invecchiato dalla droga e dall’alcool. Piccoli precedenti per spaccio e detenzione ai fini della vendita, ne avevano fatto un obiettivo. Fonti confidenziali investigative lo davano ancora attivo nell’illecita attività tant’è che proprio pochi giorni addietro i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Francavilla Fontana lo avevano sottoposto ad una perquisizione domiciliare tesa al ritrovamento di sostanze stupefacenti. L’ultima occasione in cui entrambi i genitori avevano avuto il coraggio di esternare al Maresciallo le paure e le angosce di una vita al limite della sopportazione, con il timore sempre dietro l’angolo di vivere tra quelle mura una di quelle tante tragedie che si consumano in seno al focolaio familiare. Il Maresciallo che aveva ascoltato le loro parole, l’accorato appello di quei due disperati, non aveva, però, potuto far altro che attutire il colpo, rinnovando l’impegno a seguire il ragazzo facendogli sentire la pressione dei controlli acchè non sbagliasse ancora. Ci aveva anche parlato, “raccomandandosi” affinché assumesse un comportamento da bravo figliolo. Parole al vento e promesse vane. Non più tardi di due giorni e siamo daccapo. Ma stavolta l’aggressione lascia il segno. E se non lo fa in modo tale da ricorrere ai sanitari come, purtroppo, sarebbe stato necessario altre volte (referti mai stilati per vergogna o forse per quell’incontrollato sentimento di protezione nei confronti del loro bambino), questa volta la ferita non si potrà rimarginare neanche con il più efficace dei cicatrizzanti. La sveglia nella notte suona presto. Sono circa le 03:00 nelle tenebre quando mamma e papà vengono svegliati dalle minacce del ragazzo. Lui, a differenza loro, non era ancora andato a dormire, sebbene stordito dall’ultima ubriacatura. Il desiderio impellente di bere ancora lo fa trascendere in un comportamento mai assunto. Alcuni colpi ai genitori mentre proferisce l’ennesima richiesta di denaro. “Dammi i soldi per la birra!”. E poi una serie irripetibile di ingiurie e turpiloqui all’indirizzo della madre, colpevole di non poter, o di non volere, soddisfare quella pretesa così violenta. Ancora un rifiuto prima di scappare dalla sua di madre, e la donna assiste all’epilogo delle sue speranze. Il ragazzo si mette una mano alle spalle e poi dice ancora: “Dammi i soldi se non vi ammazzo tutti!!”. Il papà, angosciato, si rifugia nella camera da letto e vi si chiude. La mamma fugge via. La sorella del ragazzo, anch’ella impaurita, era già scappata all’inizio dell’aggressione. Le donne non torneranno più in casa per quella notte. G.P., 25anni, ha ora il vuoto intorno a se. L’indomani mattina, solo dopo alcune ore da quei terribili momenti, durante i quali ha maturato una decisione importante, chiama il 112 e dopo aver chiesto di quello stesso Maresciallo, gli chiede di portarsi in caserma per parlare della vicenda. presenta in caserma e denuncia quanto successo. Prima aveva pensato a salvarsi. Era spaventatissima e temeva realmente che il figlio nascondesse dietro le spalle una pistola. Raccolta la deposizione della donna i Carabinieri del Pronto Intervento del 112, cercano di rintracciare il ragazzo. Lo trovano, manco a dirlo, in quella casa diventata all’improvviso esclusivamente sua. Il silenzio che lo circonda non lo preoccupa affatto. I sintomi della sbornia, forse mai passata, danno l’impressione di un delirio sempre attuale. La versione fornita da sua madre, oltre che moralmente censurabile, rappresenta uno spaccato importante del codice penale, tra le pagine che contemplano i delitti contro il patrimonio mediante violenza alle cose e alle persone e quelli contro l’assistenza familiare. I Carabinieri, pertanto, lo traggono in arresto con l’accusa di “tentata estorsione aggravata” e “maltrattamenti in famiglia”. La Dott.ssa Cristina FASANO, Sostituto Procuratore di turno presso la Procura della Repubblica, ne dispone la traduzione in carcere a Brindisi, ove rimarrà in attesa dell’interrogatorio di garanzia, durante il quale il suo avvocato, probabilmente, richiederà per conto suo il ricovero in una qualsiasi struttura di riabilitazione, e dove potrà riflettere sul suo comportamento e sulla necessarietà di cambiar condotta e stile di vita. Il tunnel della dipendenza non è solo droga. Il numero di morti dovute all’alcool non ha nulla da invidiare a quello dei decessi dovuti all’assunzione di sostanze stupefacenti, tanto più che le statistiche riportano dati dai quali emerge come l’etilismo spesso coesista con la dipendenza da oppio-narcotici. Aspetto sul quale, preso dai suoi mille problemi, non aveva forse mai riflettuto. Ora, però, lo sa bene anche lui. L’ennesima Mamma Coraggio, dicevamo, ma non è sicuro, anzi forse è certo, che non sarà l’ultima. Probabilmente dovremo cominciare a chiamarle “mamma martirio”. Una mamma costretta a denunciare il proprio figlio non ha coraggio: ha solo, dentro il cuore, una ferita grande come il mondo di bene che gli vuole.
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