Oggi è il

Torna alla homepage di MesagneNews

Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia
Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia

Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia

Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia

Mesagnenews Il quotidiano di informazione Regionale - Puglia

Mesagne News informazione quotidiana
Mesagne News informazione quotidiana
Demo
Il mensile di informazione
Mesagne News informazione quotidiana
Mesagne News informazione quotidiana
MesagneNews Informazione in puglia
Mesagne News informazione quotidiana
MesagneNews Informazione in puglia
MesagneNews
Informazione in puglia
MesagneNews
Informazione in puglia
MesagneNews
Informazione in puglia
Mesagne News informazione quotidiana
Mesagne News informazione quotidiana
Video dei Messapi
Mesagne News informazione quotidiana
Consiglio Comunale on-line di Mesagne
Mesagne News informazione quotidiana
Informazione giornalistica globale
Mesagne News informazione quotidiana
Che tempo farà?
Mesagne News informazione quotidiana
Uno sguardo sugli eventi della città rigorosamente in diretta web
Mesagne News informazione quotidiana
Mesagne News informazione quotidiana

Brindisi: Plateo Y Yo spettacolo musicale
16/08/2006 - 12:00:00 - a cura di Redazione
Nell’ambito della rassegna «Brindisi d’Estate», domenica 20 agosto, alle ore 21, presso l’Archivio di Stato in Piazza Santa Teresa, avrà luogo lo spettacolo dal tema ‘PLATERO Y YO - per voce narrante e chitarra’ (Voce recitante: Sara Bevilacqua, Chitarra: Roberto Bianco). Una voce narrante racconta le vicende del piccolo asinello Platero al fianco del suo padrone nell’aspro e affascinante paesaggio Andaluso; uno spettacolo-fiaba, di musica e parole, nato dai quadri composti da Mario Castelnuovo-Tedesco sui testi dell’omonima raccolta di prose liriche di Juan Ramon Jiménez. La descrizione delle vicende che si svolgono nel piccolo paese di Moguer, esprimono l’amore dell’autore per la semplicità e la profondità di Platero e gli consentono di realizzare un commovente elogio all’amicizia, alla sua mitezza e vastità di emozioni. Racconto semplice, in apparenza, è in realtà una stupenda trasfigurazione lirica di sentimenti umani che, attraverso le musiche di Castelnuovo-Tedesco, si realizza in un viaggio fatto di suggestioni profonde e immagini della vita Andalusa del primo Novecento, capaci di catturare e coinvolgere l’immaginazione. La raccolta “Platero y yo” fu pubblicata nel 1914; rappresenta uno dei più importanti classici della letteratura ispanica del Novecento, grazie a cui l’autore Jiménez, premio Nobel per la letteratura nel 1956, divenne uno dei vertici della prosa d’arte spagnola. Nel 1960 ventotto poemetti della raccolta furono musicati da Castelnuovo-Tedesco in una forma originale per chitarra e voce narrante, inizialmente destinata alla performance di José Ferrer e del chitarrista Andres Segovia, che in realtà non ebbe mai luogo. Tuttavia, l’imponenza dell’opera musicale e letteraria, ne fece in breve oggetto di grande interesse e di numerose incisioni e interpretazioni dal vivo, tra cui si annoverano di recente in Italia quelle ad opera di Moni Ovadia e del chitarrista Emanuele Segre, di Alessandro Haber e del chitarrista Fabio Fasano, di Susanna Marcomeni accompagnata da Angelo Colone nell’ambito della Scuola di Teatro di Bologna. “Platero y yo” rappresenta senz’altro uno dei più insoliti capitoli della letteratura chitarristica, frutto del lavoro del fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco, uno dei più apprezzati e conosciuti compositori italiani all’estero. La chitarra fu lo strumento al quale, negli ultimi anni di vita, egli affidò le pagine più intime della propria carriera (svolta in gran parte negli Stati Uniti, dove visse in esilio per via delle leggi razziali contro gli ebrei). In “Platero y yo” il compositore usa uno stile musicale che rievoca le sonorità della musica spagnola e del cante jondo. Il linguaggio strumentale adotta in alcuni casi soluzioni tecniche ardue da realizzare ed effetti strumentali di sicuro impatto. Platero Tratto da “Platero y yo” Platero è piccolo, peloso, soave; così soffice fuori che si direbbe tutto di cotone, senza ossa. Solo gli specchi di mica dei suoi occhi sono duri come due scarabei di cristallo nero. Lo lascio sciolto, e se ne va nel prato, e accarezza leggermente col muso strappandoli appena, i fiorellini rosa, celesti e gialli. Lo chiamo dolcemente: “Platero?” Mi viene incontro con un trotterello allegro che pare che rida, per non so quale capriccio ideale… Mangia quanto gli do. Gli piacciono le arance mandarini, l’uva moscatella, tutta d’ambra, i fichi neri, con quella goccia cristallina di miele. E’ tenero e dolce come un bambino, come una bambina; ma forte e secco dentro, come una pietra. Quando cammino con lui, le domeniche, per le stradine della città, gli uomini della campagna, che passeggiano tutti vestiti a nuovo, si fermano a guardarlo: “Sembra acciaio” , dicono. Acciaio, si. Acciaio e argento di luna, allo stesso tempo. (Durata: 60 minuti circa) Sara Bevilacqua Diplomatasi presso l'Accademia di Arte Drammatica della Calabria ha proseguito il suo percorso formativo partecipando a numerosi stages di teatro, danza, educazione musicale, poesia e canto. Ha inoltre partecipato a tre stages di rilievo internazionale presso l’Accademia di Arte Drammatica di Varsavia. L’ esperienza teatrale non solo di attrice, ma anche di regista, la vede coinvolta con ruoli di primo piano in numerose commedie realizzate con compagnie locali nell’ambito del territorio regionale, tra cui il recente lavoro “L’importanza di chiamarsi Ernest” di M. Ciccolella, tratto dall’omonimo testo di Oscar Wilde. Annovera inoltre una breve partecipazione con ruolo nel film “La terra” di S. Rubini. Il suo percorso artistico si alterna all’esperienza di formatrice ed esperta teatrale nell’ambito di progetti didattici ed educativi finanziati da scuole ed associazioni della città. Roberto Bianco Ha studiato chitarra classica sotto la guida del maestro Vito Fiore e si è diplomato presso il Conservatorio di Musica di “Tito Schipa” di Lecce. Successivamente ha partecipato a Masterclasses con i maestri Taranto, S. Assad, Fabbri, Palamidessi, integrando la sua formazione musicale con la frequenza di corsi di musica jazz. Al di fuori del genere classico ha partecipato a diverse formazioni musicali del territorio, esibendosi in alcuni fra i più importanti festival giovanili di rilievo nazionale e nell’ambito di numerose manifestazioni culturali della regione. Attualmente è chitarrista in un trio latin-jazz di nuova costituzione e svolge attività concertistica, sia da solista che in formazione cameristica. Collabora inoltre con l’associazione musicale “G. Frescobaldi” di Brindisi, presso la quale svolge attività didattica. Juan Ramon Jiménez Nasce a Moguer, Andalusia, nel 1881. Viene insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1956. Esiliato dalla Spagna allo scoppio della guerra civile, vive a lungo negli Stati Uniti, a Cuba e a Puerto Rico.La sua poesia si distingue per le innovazioni tecniche, la squisita delicatezza del sentimento, le sottili sfumature di tono e ritmo, la tenue liricità.Nei suoi versi Jiménez esprime languida malinconia, meste riflessioni sulla solitudine e la sofferenza, e l'anelito verso la bellezza spirituale. Le principali raccolte delle sue poesie sono Anime di violetta (1900), Arie tristi (1903), Giardini lontani (1905), Dimenticanze (1909). L'opera più nota di Jiménez è forse Platero e io (1917). Muore a San Juan de Puerto Rico nel 1958. Mario Castelnuovo Tedesco E’ uno dei compositori che più hanno legato la propria immagine alla chitarra. Nato a Firenze nel 1895, riuscì a diplomarsi giovanissimo in pianoforte e composizione sotto la guida di Ildebrando Pizzetti. Negli anni ’30 fu uno dei compositori italiani più conosciuti e apprezzati all’estero; le sue opere venivano eseguite da musicisti del calibro di Toscanini, Piatigorsky, Casella, Heifetz, Gieseking, Segovia. Dall’amicizia con quest’ultimo nacque nel compositore l’amore per la chitarra. Costretto a lasciare l’Italia nel 1939 a causa delle leggi razziali del regime fascista, si trasferì negli Stati Uniti dove si dedicò alla composizione di colonne sonore. La fama conquistata ad Hollywood lo rese un ricercato insegnante di musica; fra i suoi allievi si annoverano Henry Mancini, André Previn, John Williams. Morì a Los Angeles nel 1968. Platero y yo è una raccolta di poemetti in prosa scritti nel 1914 da Juan Ramón Jiménez, poeta premiato con il Nobel per la letteratura nel 1956. In esso l'autore descrive le delicate vicende vissute da un poeta a fianco del proprio asinello Platero, vicende che forniscono a Jimenéz il pretesto per esprimere un commovente elogio dell'amicizia; e non a caso, quando Castelnuovo-Tedesco decide di fornire una veste musicale a ventotto di questi poemetti, dedica il lavoro ad uno dei suoi più cari amici, Aldo Bruzzichelli. Il risultato è certamente uno dei più curiosi della letteratura chitarristica: un’opera che non conosce mai momenti di noia grazie alla vastità delle emozioni e dei sentimenti umani attraversati dai testi e dalle musiche. Segovia apprezzò il ciclo ma non riuscì mai a realizzare la progettata esecuzione pubblica e discografica dell'intero lavoro insieme all'attore José Ferrer, e si dovette accontentare di incidere la sola parte strumentale di dieci brani; bisogna riconoscere che, in effetti, la maggior parte dei pezzi che compongono Platero y yo reggono benissimo anche nella sola veste musicale, essendo questa concepita come una sorta di musica a programma che segue fedelmente le vicende narrate dal testo di Jimenéz.. Per quanto concerne la specificità strumentale, se il linguaggio adottato dal compositore appare pienamente chitarristico, certe soluzioni tecniche risultano ardue da realizzare. (1) Quando, anni fa, feci sentire a Segovia la collezione di Platero y yo (io la suonavo a pianoforte), quando arrivammo al pezzo"Golondrinas" (Le Rondini), Segovia esclamò. "Ma questo sulla chitarra è ineseguibile!" — "Ne sei proprio sicuro?" gli risposi timidamente — "Per favore, provalo!" (non aveva con sé la Chitarra). Difatti tornò in albergo, e dopo un'ora mi telefonò: "Non solo è eseguibilissimo, ma è di grandissimo effetto!" (1) (1) Castelnuovo-Tedesco, lettera del 23 febbraio 1967 a Gilardino, in ANGELO GILARDINO, "Un fiorentino a Beverly Hills", Seicorde n. 53, settembre-ottobre 1995, p. 25. Brindisi, 16 agosto 2006 L’asino “letterato” Animale da sempre a fianco dell’uomo l’asino è tra i simboli più citati sia nelle religioni antiche che nei primi albori della letteratura. Fino ai giorni nostri, scrittori, poeti, saggisti hanno dedicato all’asino pensieri e parole. L’asino nell’immaginario collettivo è animale fidato, umile e simbolo di semplicità; ma è anche animale doppio: testardo, ribelle, libertino, poco predisposto al comando, l’asino assurge a simbolo di negatività. Non si piega completamente alla volontà del uomo e quindi viene denigrato poichè “pericoloso” in un’interpretazione errata delle sue potenzialità caratteriali. I popoli antichi amavano l’asino. Gli egizi lo riportano nei geroglifici come animale mistico, divinità occulta insieme al gatto. La cultura romana gli dedica uno dei saggi più belli della storia tramite un suo prediletto narratore: Lucio Apuleio. L’opera dello scrittore nord africano è sicuramente tra gli scritti più autentici nella letteratura latina: “Le metamorfosi” (o “L’Asino d’oro”), in cui le qualità dell’asino risaltano e vedono il protagonista immedesimarsi nella realtà asinina. Anche Fedro, grande narratore fiabesco, inserisce l’asino nelle sue innumerevoli favole. Agli albori della religione cristiana l’asino, simbolo di umiltà e di fede, è il protagonista di episodi fondamentali: nella mangiatoia dove nasce Il Cristo, è l’asinello ad affiancare il bue, così come è l’asino ad accompagnare la sacra famiglia nel viaggio in Egitto. Arriva il Medioevo. Tempi bui per gli asini che vengono elevati a simbolo di offesa per la cristianità: l’asino porta la croce. La striscia nera trasversale unita e incrociata proprio sul garrese forma un segno inequivocabile, esplicito. Ed eccolo immolato sull’altare dell’eretismo per redimere l’animale che ha osato usare il simbolo della sofferenza cristiana. Ma il medioevo regala anche scritti autentici sull’asino: Giordano Bruno scrive un saggio “La Cabala del cavallo Pegaseo” in cui figura l’importanza dell’asinità, il Macchiavelli redige una novella rimata intitolata all’asino edita insieme alle novelle di Belfagor. Dal settecento in poi, l’animale diventa oggetto di citazione nelle novelle e fiabe popolari; da Perrault e La Fontaine passando ai Fratelli Grimm, anche se non sempre positiva, la figura dell’asino padroneggia laddove la narrazione incontra gli interrogativi umani sulla quotidianità, in cui il carattere dell’asino redarguisce l’uomo troppo schierato su preconcetti non veritieri. Robert Louis Stevenson, con la sua asina Modestie, ci regala una perla di testimonianza di amore per il viaggio e di ammirazione/incomprensione con l'animale. Ma l'asino è anche un simbolo di coesione sociale per il popolo. Nel 1892 nasce il periodico satirico "L'asino", rivista diretta dal garibaldino Guido Pedracca, che suscita clamore, strappa applausi e annovera adepti da ogni parte. L'asino è furbo, punzecchia, scalcia il potere e raglia contro gli apparati. La rivista fu sequestrata e dichiarata illegale nel 1925 quando il Partito Fascista al potere abolisce la libertà di stampa. Agli inizi del ‘900 il poeta spagnolo Juan Ramon Jimenez regala l'omaggio più dolce e profondo all'asino, "Platero e Io" è la storia del suo rapporto di grande amore con il ciuchino che lo accompagna da anni nella vita; un racconto struggente e tenero in cui l'asino è rispettato e amato per il suo senso della profondità dell'animo. Sempre tra fine XIX secolo e inizio XX troviamo un altro omaggio all'asino da parte dello scrittore napoletano Luigi Antonio Villari che, nel suo stile ironico, racconta il peregrinare nell'Italia della trasformazione dove ancora il paese è figlio di una situazione frammentata tra staterelli che non ci sono più è uno stivale ancora da unire culturalmente. Ecco che il suo fido compagno di viaggio l'asino assume un ruolo da protagonista nella storia e nel titolo "Viaggio di due asini". Nella narrativa contemporanea anche Gerrald Durrel, grande naturalista e scrittore, compone una storia ambientata nelle isole greche dove gli amici quattrozampe sono protagonisti della vita di un villaggio; in questo scritto Durrel sottolinea la bellezza e utilità dell'asino, tant' è che i nemici per impossessarsi dell'isola rapiscono gli asini. In epoca odierna, anche il cinema si occupa di asini: Robert Bresson, indiscusso maestro del cinema d’avanguardia francese, ci regala un capolavoro del cinema bianco e nero (Au hasard Balthazar) (1966): storia commovente delle peripezie di un asino che sopporta le angherie dei vari padroni a cui viene ceduto; una struggente quanto drammatica pellicola da cui emerge sentimentalismo e la saggezza che lo contraddistinguono.
Mesagne news

www.mesagnenews.com - Quotidiano online di informazione regionale con la cronaca in tempo reale, 24h su 24h.
Registro stampa Tribunale di Brindisi 01/2006 - Direttore Tranquillino Cavallo
Copyright © mesagnenews.com -  Tutti i diritti riservati
DemoAgency