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UN DOVERE ANCHE CRISTIANO LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE
16/06/2006 - 11:31:00 - a cura di Michele Di Schiena
Gli uomini sono titolari di diritti fondamentali ed ogni discriminazione in ragione del sesso, del colore, della condizione sociale, della lingua e della religione deve essere superata ed eliminata. Ne discende che, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità delle persone richiede che si giunga ad una condizione più umana e giusta. Occorre perciò superare ogni concezione individualistica dei rapporti della vita sociale ed è necessario che i cittadini divengano tutti partecipi della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà. In forza della vera e superiore concezione della pace va condannata l’inumanità della guerra e promossa l’azione internazionale per prevenirla ed evitarla. La comunità politica deve esistere in funzione del bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e dal quale ricava il diritto di provvedere a se stessa ed al suo ordinamento. I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune senza anteporre il loro interesse a tale bene. L’esercizio dell’attività politica in tutte le sue forme deve poi svolgersi per il conseguimento del bene comune. Ed ancora, il lavoro è di valore superiore agli altri elementi della vita economica perché procede immediatamente dalla persona la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo. Di qui discende il diritto di lavorare nonché il dovere della società di favorire l’occupazione e di fare in modo che il lavoro sia remunerato in modo da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo ed alla sua famiglia una vita dignitosa. Lo sviluppo economico deve poi rimanere sotto il controllo dell’uomo e non si deve abbandonare all’arbitrio di pochi uomini o gruppi che abbiano in mano un eccessivo potere economico, né della sola comunità politica, né di alcune più potenti nazioni. Per il principio della destinazione universale dei beni della Terra, è necessario favorire l’accesso di tutti individualmente o in gruppo ad un certo potere sui beni esterni. La legittimità della proprietà privata non è in contrasto con quella delle varie forme delle pubbliche proprietà e la stessa proprietà privata nonché l’iniziativa e la proprietà economica dei privati devono essere orientate e coordinate verso la necessaria funzione sociale. Ma da dove provengono questi illuminati ed illuminanti principi che sembrano aver ispirato, per il loro contenuto e persino per alcune affinità terminologiche ma con una visione ed uno stile appropriati ad un messaggio universale, le intuizioni e le indicazioni della nostra Costituzione? Sono in sostanza tratti, questi messaggi, dalla Costituzione pastorale “Gaudium et Spes” (“La Chiesa nel mondo contemporaneo”) del Concilio Vaticano II che, successivo di diversi anni allo Statuto del ’48, sembra dargli “a posteriori” un “supplemento d’anima” collegando i valori umani, sociali e politici in esso contenuti alle grandi e profetiche sensibilità cristiane che avevano trovato nell’Assemblea Costituente significative ed autorevoli espressioni. Col pensiero rivolto alle parole del Concilio ricordiamo allora che la nostra Costituzione fonda sul lavoro la Repubblica, riconosce (non costituisce) e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, afferma il principio della pari dignità sociale e dell’uguaglianza senza discriminazione di sorta con l’impegno a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono lo sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla vita del Paese nelle sue diverse articolazioni, sancisce il diritto al lavoro di tutti i cittadini e promuove le condizioni che lo rendano effettivo, ripudia la guerra e qualsiasi politica di dominio affermando il primato del diritto internazionale. Ed inoltre, tutela la salute come diritto “fondamentale” dell’individuo e interesse della collettività, attribuisce nel campo dell’istruzione un ruolo centrale alle scuole statali, disegna un sistema tributario informato a criteri di progressività, concepisce i partiti come associazioni che con metodo democratico devono concorrere a determinare la politica nazionale, prescrive che la proprietà può essere pubblica o privata e che quest’ultima deve avere funzione sociale ed essere accessibile a tutti, stabilisce che l’iniziativa economica, pubblica e privata, deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali, afferma che i cittadini cui sono affidate le funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Questa Costituzione rischia oggi di essere stracciata da chi, stravolgendone formalmente solo la seconda parte con l’introduzione di una sorta di dittatura del Primo Ministro (“premierato assoluto” o “principato elettivo”), ne altera in sostanza anche la prima, quella cioè dedicata ai valori ed ai diritti. E questo perché la seconda parte dello Statuto completa e garantisce la prima e ne è coerente ed indispensabile strumento operativo. «Se la Costituzione è di tutti – si legge in un appello di 41 riviste di ispirazione cristiana - i cristiani hanno delle particolari ragioni per rivendicarne i contenuti e difenderla. Non solo perché vi concorsero nel sacrificio che la precedette e nella elaborazione che ne fissò i principi e le norme nell’Assemblea Costituente, ma perché il patrimonio che vi è rappresentato evoca i più alti valori della vita cristiana: dal fondamento del lavoro su cui è stabilita la Repubblica alla centralità della parola che si esprime nel Parlamento, dal primato della pace alla conversione dei poteri in “funzioni” e servizi per il bene comune, dalla pacificazione con la Chiesa cattolica alla laicità e alla libertà religiosa».
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