01/02/2007 - 07:00:00 -
a cura di Redazione
Grande interesse ha suscitato in Lombardia, in occasione della giornata della memoria, la biografia dell’antifascista brindisino Vincenzo Gigante (“Vincenzo Gigante detto Ugo, un eroe brindino” di Vittorio Bruno Stamerra, Antonio Maglio e Patrizia Miano, ed. Hobos), medaglia d’oro al valor militare della guerra di Liberazione, trucidato dai nazisti alla fine del 1944 a Trieste nella risiera di San Sabba, l’unico campo di sterminio dei tedeschi sul territorio italiano.
Patria indipendente, periodico della “Resistenza e degli ex combattenti”, con un articolo a firma di Avio Clementi, dopo avere ricordando la spericolatezza e il coraggio di Gigante nell’attività politica clandestina durante gli anni della dittatura fascista, così descrive di ultimi giorni dell’antifascista brindisino nelle mani della Gestapo: “Gigante fu sottoposto ad uno spaventoso calvario; per oltre due mesi fu suppliziato ma non riuscirono a farlo parlare.” Così riferì Andrea Casassa che lo aveva appreso da un testimone: “La sua agonia fu terribilmente lunga, Gigante procedeva lentamente, a fatica, il corpo piegato e senza più vigore, ma non domo. Erano due mesi che lo torturavano. Non poteva più muovere gli arti paralizzati dalle scosse elettriche.” Finì di vivere tra novembre 1944 e gennaio 1945. Il suo corpo scomparve nel forno crematoio di San Sabba insieme alle altre cinquemila vittime, ebrei e no, di quel campo.
Di Gigante ha scritto anche Alessandro Pollio Salimbeni su Anpi oggi, il periodico dell’Associazione nazionale dei partigiani. Pollio Salimbeni, soffermandosi sulla ricerca biografica di Stamerra, Maglio e Miano, ha sottolineato il valore delle “tre vite” di Gigante: il dirigente politico che visse intensamente da protagonista un periodo così drammatico della storia del XX secolo, il comandante partigiano costretto a combattere contemporaneamente due temibili nemici, gli occupanti tedeschi e i partigiani titini che volevano annettersi Trieste e il Friuli Venezia Giulia, il marito e il padre che, per l’impegno della militanza antifascista, rinunciò agli affetti più importanti nella vita di un uomo.
Del martire brindisino ha scritto anche L’antifascista, che nella pagina delle recensioni titola, d’apertura: “Un eroe brindisino”. Scelta particolarmente significativa in un contesto dove la vulgata corrente tende a restringere la lotta di Liberazione e la Resistenza nei confini delle regioni del nord. “Forte inoltre” scrive tra l’altro L’antifascista “è il merito dei tre autori di aver cercato di riaprire una riflessione critica su questa figura, non volendosi limitare ad una semplice ricostruzione biografica.” E Claudio Cianca, sullo stesso periodico, accosta la figura di Vincenzo Gigante, segretario degli edili Cgil di Roma sino al forzato scioglimento dei liberi sindacati, a quella di Bruno Buozzi, prelevato dai nazisti in fuga dal carcere di via Tasso a Roma, e fucilato.
E’ prossima, intanto, la stampa della seconda edizione della biografia di Gigante, arricchita di nuove testimonianze, tra le quali quelle di Giorgio Amendola, e documenti inediti.
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